Alla fine del 1891 era morto il patriarca di Venezia Domenico Agostini (Treviso,
1825-Venezia, 1891), e la sede patriarcale era pertanto vacante. Dopo la rinuncia
di mons. Apollonio nel 1892, si fece insistente, nel maggio 1893, la voce che
il vescovo di Mantova era stato designato alla successione: il giorno 24 si
ebbe la conferma autorevole della notizia apparsa il giorno precedente sul giornale
"Voce della Verità". La sera del 3 giugno 1893 giunse a Venezia un telegramma
in cui si affermava che mons. Sarto "già designato patriarca di Venezia
" sarebbe
stato elevato alla porpora cardinalizia nel concistoro del 12 giugno: fu infatti
creato cardinale col titolo presbiterale di S. Bernardo alle Terme, e preconizzato
patriarca di Venezia nel concistoro segreto del 15 successivo.
In attesa del regio Exequatur continuò a Mantova il suo ministero, si recò al santuario della Madonna della Corona (Verona), e visitò la vecchia madre (che morì pochi mesi dopo, il 2 febbraio 1894). Per accedere alla sede patriarcale dovette aspettare 16 mesi: l'Exequatur fu concesso il 5 settembre 1894, essendo nel frattempo insorta una questione di giuspatronato regio nella nomina del patriarca di Venezia, questione che si protrasse a lungo, tra le proteste vibrate e continue dei cattolici veneziani.
Si presentò al suo gregge con una lettera pastorale programmatica prima del suo trionfale ingresso, avvenuto il 24 novembre 1894: in aperto contrasto con l'esultanza dei veneziani, le finestre del palazzo comunale rimasero chiuse. I primi impegni furono le celebrazioni per l'ottavo centenario della consacrazione della Basilica di S. Marco (25 aprile 1895) e la visita pastorale alla nuova diocesi (21 maggio 1895).
Al termine della visita pastorale fu indetto il sinodo (1898).
Contemporaneamente all'acquisizione diretta dei
dati per impostare interventi pastorali efficaci, il nuovo pastore aveva celebrato
il Congresso Eucaristico nel 1897. Continuando sulla linea iniziata a Tombolo
ed evolutasi a Salzano, Treviso e Mantova, dedicò particolare attenzione alla
musica sacra: "Il canto e la musica sacra devono eccitare, per mezzo della melodia,
i fedeli alla devozione, e disporli ad accogliere con maggiore alacrità in sé
medesimi i frutti della grazia, che sono propri dei santi misteri solennemente
celebrati. Per conseguenza la musica sacra, per la stretta unione che ha con
la liturgia e col testo liturgico, deve partecipare in grado sommo delle qualità,
che sono proprie di esso, e che possono ridursi a queste tre principali: la
santità, la bontà dell'arte e l'universalità
".
Invitò il suo clero a togliere tutti gli abusi, e si prodigò affinché i suoi sacerdoti fossero virtuosi, attenti all'educazione del popolo, colti, partecipi della vita religiosa e sociale dei diocesani. Lasciò la sua impronta anche nel sociale e nel politico: la sua preoccupazione era quella di restaurare il Cattolicesimo, e quindi, di fronte all'acuirsi delle tensioni sociali, appoggiò la costituzione di casse operaie e di società di mutuo soccorso, favorì l'istituzione dei patronati per l'assistenza della gioventù. Fu attento ai poveri e coglieva ogni occasione per fare del bene: anche a Venezia, città millenaria e ricca di storia, esisteva l'altra faccia, quella della piaga della povertà, che costringeva la gente a vivere di carità e di espedienti.
Numero unico: Il nuovo Cardinale, Mantova, Giugno 1893.
Ritratto del Cardinale Sarto
Un numero della "Vita del Popolo" di Treviso.
Crocifisso in avorio dato in elemosina dal card. Sarto a persona bisognosa
Cappello cardinalizio del Card. G. Sarto
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