253 D. Di che cosa si tratta nella seconda parte della Dottrina cristiana?
R. Nella seconda parte della Dottrina cristiana si tratta dell'orazione in generale e del Pater Noster in particolare.
254 D. Che cosa é l'orazione?
R. L'orazione è una elevazione della mente a Dio per adorano, per ringraziarlo, e per domandargli quello che ci abbisogna.
255 D. Come si distingue l'orazione?
R. L'orazione si distingue in mentale e vocale. L'orazione mentale è quella che si fa con la sola mente; l'orazione vocale è quella che si fa con le parole accompagnate dall'attenzione della mente e dalla divozione del cuore.
256 D. Si può distinguere in altro modo l'orazione?
R. L'orazione si può anche distinguere in privata e pubblica.
257 D. Qual'è l'orazione privata?
R. L'orazione privata èquella che ciascuno fa in particolare per sé o per altri.
258 D. Qual'è l'orazione pubblica?
R. L'orazione pubblica è quella che si fa dai sacri ministri, a nome della Chiesa, e per la salvezza del popolo fedele. Si può chiamar pubblica anche l'orazione fatta in Comune e pubblicamente dai fedeli, come nelle processioni, nei pellegrinaggi e nel sacro tempio.
259 D. Abbiamo noi speranza fondata di ottenere per mezzo della orazione, gli aiuti e le grazie di cui abbiamo bisogno?
R. La speranza di ottenere da Dio le grazie, di cui abbiamo bisogno, èfondata nelle promesse di Dio onnipotente, misericordioso e fedelissimo, e nei meriti di Gesù Cristo.
260 D. In nome di chi dobbiamo domandare a Dio le grazie che ci sono necessarie?
R. Noi dobbiamo domandare a Dio le grazie che ci sono necessarie in nome di Gesù Cristo, come Egli medesimo ci ha insegnato e come pratica la Chiesa la quale termina sempre le sue preghiere con queste parole: per Dominum nostrum Jesum Christum, cioè: per il nostro Signore Gesù Cristo.
261 D. Perché dobbiamo domandare a Dio le grazie in nome di Gesù Cristo?
R. Noi dobbiamo domandare le grazie in nome di Gesù Cristo, perché essendo Egli il nostro mediatore, solo per mezzo di lui noi possiamo avvicinarci al trono di Dio.
262 D. Se l'orazione ha tanta virtù, che vuol dire che molte volte non sono esaudite le nostre preghiere?
R. Molte volte le nostre preghiere non sono esaudite, o perché domandiamo cose che non convengono alla nostra eterna salute, o perché non preghiamo come si deve.
263 D. Quali sono le cose che dobbiamo principalmente domandare a Dio?
R. Dobbiamo principalmente domandare a Dio la sua gloria, la nostra eterna salute e i mezzi per conseguirla.
264 D. Non è lecito il domandare anche beni temporali?
R. Si, è lecito domandare a Dio anche i beni temporali, ma sempre con la condizione che siano conformi alla sua santissima volontà, e non siano d'impedimento alla nostra eterna salute.
265 D. Se Iddio sa tutto ciò che ci è necessario, perché si deve pregare?
R. Sebbene Iddio sappia tutto ciò che ci è necessario, pure vuole che noi lo preghiamo, per riconoscerlo come datore d'ogni bene, per attestargli la nostra umile sommissione e per meritarci i suoi favori.
266 D. Qual'è la prima e migliore disposizione per rendere efficaci le nostre preghiere?
R. La prima e miglior disposizione per rendere efficaci le nostre preghiere è di essere in istato di grazia, o non essendovi, almeno desiderare di rimettersi in tale stato.
267 D. Quali altre disposizioni si richiedono per ben pregare?
R. Per ben pregare si richiedono specialmente il raccoglimento, l'umiltà, la fiducia, la perseveranza e la rassegnazione.
268 D. Che vuol dire pregare con raccoglimento?
R. Vuol dire pensare che parliamo con Dio, e perciò dobbiamo pregare con tutto il rispetto e la divozione, evitando per quanto è possibile le distrazioni, cioè ogni pensiero estraneo all'orazione.
269 D. Le distrazioni diminuiscono il merito dell'orazione?
R. Si, quando noi stessi le procuriamo, ovvero non le respingiamo con diligenza. Se poi facciamo quanto è possibile per essere raccolti in Dio, allora le distrazioni non diminuiscono il merito della nostra orazione, ma anzi lo possono accrescere.
270 D. Che cosa si richiede per fare orazione con raccoglimento?
R. Dobbiamo prima della preghiera allontanare tutte le occasioni di distrazione, e dobbiamo durante la preghiera pensare che siamo alla presenza di Dio il quale ci vede e ci ascolta.
271 D. Che vuoi dire pregare con umiltà?
R. Vuol dire riconoscere sinceramente la propria indegnità, impotenza e miseria, accompagnando la preghiera con la compostezza del corpo.
272 D. Che vuol dire pregare con fiducia?
R. Vuol dire che dobbiamo avere ferma speranza di essere esauditi, se da ciò deriva la gloria di Dio ed il nostro vero bene.
273 D. Che vuol dire pregare con perseveranza?
R. Vuol dire che non dobbiamo stancarci di pregare, se Iddio subito non ci esaudisce, ma che dobbiamo seguitare anzi a pregare con più fervore.
274 D. Che vuol dire pregare con rassegnazione?
R. Vuol dire che dobbiamo conformarci al volere di Dio, il quale conosce meglio di noi quanto è necessario alla nostra eterna salute, pur anche nel caso in cui le nostre preghiere non fossero esaudite.
275 D. Dio esaudisce sempre le orazioni ben fatte?
R. Sì, Dio esaudisce sempre le orazioni ben fatte; ma nella maniera che egli sa essere più utile per la nostra eterna salute, e non sempre secondo la nostra volontà.
276 D. Quali effetti produce in noi l'orazione?
R. L' orazione ci fa riconoscere la nostra dipendenza da Dio supremo Signore in tutte le cose, ci fa pensare alle cose celesti, ci fa progredire nella virtù, ci ottiene da Dio misericordia, ci fortifica contro le tentazioni, ci conforta nelle tribolazioni, ci aiuta nei nostri bisogni, e ci ottiene la grazia della perseveranza finale.
277 D. Quand'è che noi dobbiamo specialmente pregare?
R. Noi dobbiamo pregare specialmente nei pericoli, nelle tentazioni e in punto di morte; inoltre dobbiamo pregare frequentemente, ed è bene che ciò si faccia la mattina e la sera e al principio delle azioni importanti della giornata.
278 D. Per chi dobbiamo pregare?
R. Dobbiamo pregare per tutti; cioè per noi stessi, per i nostri parenti, superiori, benefattori, amici e nemici; per la conversione dei poveri peccatori, di quelli che sono fuori della vera Chiesa, e per le anime sante del purgatorio.
279 D. Qual'è l'orazione vocale più eccellente?
R. L'orazione vocale più eccellente è quella che Gesù Cristo medesimo ci ha insegnato, cioè il Pater noster.
280 D. Perché il Pater noster è l'orazione più eccellente?
R. Il Pater noster è l'orazione più eccellente perché l'ha composta e ce l'ha insegnata Gesù Cristo medesimo; perché contiene chiaramente in poche parole tutto quello che possiamo sperare da Dio; ed è la regola e il modello di tutte le altre orazioni.
281 D. Il Pater noster é anche 1'orazione più efficace?
R. Il Pater noster è anche l'orazione più efficace, perché è la più accetta a Dio, facendo noi orazione con le stesse parole che ci ha dettate il suo divin Figliuolo.
282 D. Perché il Pater noster si chiama orazione domenicale?
R. Il Pater noster si chiama orazione domenicale, che vuol dire preghiera del Signore, appunto perché ce l'ha insegnata Gesù Cristo di propria bocca.
283 D. Quante domande sono nel Pater noster?
R. Nel Pater noster sono sette domande, precedute da un proemio.
284 D. Recitate il Pater noster.
R. Padre nostro, che sei nei cieli:
285 D. Perché, invocando Dio in principio dell'orazione domenicale, lo chiamiamo nostro Padre?
R. In principio dell'orazione domenicale chiamiamo Dio nostro Padre per risvegliare la nostra fiducia nella sua infinita bontà, essendo noi suoi figliuoli.
286 D. Perché possiamo noi dire che siamo figliuoli di Dio?
R. Noi siamo fìgliuoli di Dio: 1.° Perché Egli ci ha creato a imagine sua e ci conserva e governa colla sua provvidenza; 2.° Perché ci ha, per ispeciale benevolenza, adottati nel Battesimo come fratelli di Gesù Cristo e coeredi insieme con lui dell'eterna gloria.
287 D. Perché chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio?
R. Chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio, perché tutti siamo suoi figliuoli e però dobbiamo riguardarci ed amarci tutti come fratelli, e pregare gli uni per gli altri.
288 D. Essendo Dio in ogni luogo, perché gli diciamo: che sei ne' cieli?
R. Dio è in ogni luogo; ma diciamo: Padre nostro, che sei ne' cieli, per sollevare i nostri cuori al cielo, dove Dio si manifesta nella gloria a' suoi figliuoli.
289 D. Che cosa chiediamo noi nella prima domanda: Sia santificato il nome tuo?
R. Nella prima domanda: Sia santificato il nome tuo noi chiediamo che Dio sia conosciuto, amato, onorato e servito da tutto il inondo, e da noi in particolare.
290 D. Che cosa intendiamo chiedendo che Dio sia conosciuto, amato e servito da tutto il mondo?
R. Noi intendiamo di chiedere che gli infedeli giungano alla cognizione del vero Dio, gli eretici riconoscano i loro errori, gli scismatici ritornino all' unità della Chiesa, che i peccatori si ravvedano e che i giusti siano perseveranti nel bene.
291 D. Perché prima d'ogni altra cosa domandiamo che sia santificato il nome di Dio?
R. Prima d'ogni altra cosa domandiamo che sia santificato il nome di Dio, perché la gloria di Dio ci deve stare più a cuore che tutti i nostri beni e vantaggi.
292 D. in qual modo possiamo noi procurare la gloria di Dio?
R. Noi possiamo procurare la gloria di Dio con la preghiera, col buon esempio, e con l'indirizzare a Lui tutti i pensieri, gli affetti e le opere nostre.
293 D. Che cosa intendiamo noi per regno di Dio?
R. Per regno di Dio intendiamo un triplice regno spirituale; cioè il regno di Dio in noi, ossia il regno della grazia; il regno di Dio in terra, cioè la santa Chiesa cattolica; e il regno di Dio nei cieli, ovvero il paradiso.
294 D. Che cosa chiediamo noi con le parole: venga il regno tuo, in ordine alla grazia?
R. In ordine alla grazia noi chiediamo che Dio regni in noi con la sua grazia santificante per la quale Egli si compiace di risiedere in noi come re nella sua reggia; e di tenerci uniti a Lui con le virtù della fede, della speranza e della carità per le quali regna sul nostro intelletto, sul nostro cuore, e sulla nostra volontà.
295 D. Che cosa chiediamo con le parole: venga il regno tuo, in ordine alla Chiesa?
R. In ordine alla Chiesa chiediamo che questa sempre più si dilati e si propaghi per tutto il mondo a salvezza degli uomini.
296 D. Che cosa chiediamo con le parole: venga il regno tuo in ordine alla gloria?
R. In ordine alla gloria noi chiediamo di potere un giorno essere ammessi nel santo paradiso, per il quale fummo creati, dove saremo pienamente felici.
297 D. Che cosa chiediamo nella terza domanda: sia fatta la volontà tua, come in cielo, così in terra?
R. Nella terza domanda: sia fatta la volontà tua,, come in cielo, cosi in terra, chiediamo la grazia di fare in ogni cosa la volontà di Dio con ubbidire ai suoi santi comandamenti cosi prontamente, come gli angeli e i santi gli ubbidiscono in cielo. Chiediamo inoltre la grazia di corrispondere alle divine ispirazioni, e di vivere rassegnati alla volontà di Dio quando Egli ci manda delle tribolazioni.
298 D. È necessario eseguire la volontà di Dio?
R. È necessario eseguire la volontà di Dio quanto è necessario il conseguire l'eterna salute, perché Gesù Cristo ha detto che entrerà nel regno dei cieli soltanto chi avrà fatto la volontà del Padre suo.
299 D. In qual modo possiamo conoscere la volontà di Dio?
R. Noi possiamo conoscere la volontà di Dio specialmente per mezzo della Chiesa e dei nostri superiori spirituali stabiliti da Dio per guidarci nella via della salute. Possiamo anche conoscere questa santissima volontà dalle divine ispirazioni e dalle stesse circostanze nelle quali il Signore ci ha posti.
300 D. Dobbiamo sempre riconoscere la volontà dì Dio nelle cose prospere od avverse della vita?
R. Nelle cose si prospere che avverse della vita presente dobbiamo sempre riconoscere anche la volontà di Dio, il quale tutto dispone o permette per il nostro bene.
301 D. Che cosa chiediamo nella quarta domanda: dacci oggi il nostro pane quotidiano?
R. Nella quarta domanda: dacci oggi il nostro pane quotidiano, chiediamo a Dio ciò che ci è necessario ciascun giorno e per l'anima e pel corpo.
302 D. Che cosa domandiamo a Dio per l'anima nostra?
R. Per l'anima nostra domandiamo a Dio il sostentamento della vita spirituale: cioèpreghiamo il Signore che ci doni la sua grazia, di cui abbiamo continuamente bisogno.
303 D. Come si nutrisce la vita dell'anima nostra?
R. La vita dell'anima si nutrisce specialmente col cibo della divina parola e col Santissimo Sacramento dell'altare.
304 D. Che cosa domandiamo a Dio pel nostro corpo?
R. Pel nostro corpo domandiamo ciò che è necessario al sostentamento della vita temporale.
305 D. Perché diciamo: dacci oggi il nostro pane, e non piuttosto: dacci oggi il pane?
R. Diciamo dacci oggi il nostro pane, e non piuttosto: dacci oggi il pane, per escludere ogni desiderio della roba d'altri; perciò preghiamo il Signore che ci aiuti nei guadagni giusti e leciti, affinché ci procuriamo il vitto con le nostre fatiche, senza furti ed inganni.
306 D. Perché diciamo: dacci il pane, e non dammi?
R. Diciamo: dacci invece di dammi per rammentarci che, siccome le sostanze ci vengono da Dio, così se Egli ce ne dà in abbondanza, lo fa a questo fine che ne dispensiamo il superfluo ai poveri.
307 D. Perché aggiungiamo quotidiano?
R. Aggiungiamo quotidiano, perché dobbiamo desiderare quello che ci è necessario alla vita, e non l'abbondanza dei cibi e dei beni della terra.
308 D. Che cosa significa di più la parola oggi nella quarta domanda?
R. La parola oggi significa che non dobbiamo essere troppo solleciti dell'avvenire, ma domandare quello che ci è necessario al presente.
309 D. Che cosa chiediamo nella quinta domanda: e rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori?
R. Nella quinta domanda: e rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori, chiediamo a Dio che ci perdoni i nostri peccati, siccome noi perdoniamo ai nostri offensori.
310 D. Perché i nostri peccati, si chiamano debiti?
R. I nostri peccati si chiamano debiti perché per essi dobbiamo soddisfare alla divina giustizia o in questa vita o nell'altra.
311 D. Quelli che non perdonano al prossimo, possono sperare che Dio loro perdoni?
R. Quelli che non perdonano al prossimo non hanno nessuna ragione di sperare che Dio loro perdoni, tanto più che si condannano da se stessi, dicendo a Dio, che perdoni loro, come essi perdonano al prossimo.
312 D. Che cosa chiediamo nella sesta domanda: e non c'indurre in tentazione?
R. Nella sesta domanda: e non c'indurre in tentazione, chiediamo a Dio che ci liberi dalle tentazioni, o non permettendo che siamo tentati, o dandoci grazia di non essere vinti.
313 D. Che cosa sono le tentazioni?
R. Le tentazioni sono un incitamento al peccato che ci viene dal demonio, o dai cattivi, o dalle nostre passioni.
314 D. È peccato aver tentazioni?
R. No, non è peccato aver tentazioni, ma è peccato acconsentirvi, o esporsi volontariamente al pericolo di acconsentirvi.
315 D. Perché Iddio permette che siamo tentati?
R. Iddio permette che siamo tentati per provare la nostra fedeltà, per far aumentare le nostre virtù e per accrescere i nostri meriti.
316 D. Che cosa dobbiamo fare per evitare le tentazioni?
R. Per evitare le tentazioni dobbiamo fuggire le occasioni pericolose, custodire i nostri sensi, ricevere spesso i santi sacramenti, e far uso della preghiera.
317 D. Che cosa chiediamo nella settima domanda: ma liberaci dal male?
R. Nella settima domanda, ma liberaci dal male, chiediamo a Dio, che ci liberi dai mali passati, presenti e futuri, e specialmente dal sommo male che è il peccato e dall'eterna dannazione, che ne è la pena.
318 D. Perché diciamo: liberaci dal male e non dai mali?
R. Diciamo: liberaci dal male e non dai mali, perché non dobbiamo desiderare di andare esenti da tutti i mali di questa vita, ma solamente da quelli, che non sono espedienti all'anima nostra, e perciò domandiamo la liberazione dal male in genere, cioè da tutto ciò che Dio vede essere per noi male.
319 D. Non è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, per esempio da una malattia?
R. Si, è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, ma sempre rimettendoci alla volontà di Dio, il quale può anche ordinare quella tribolazione a vantaggio dell'anima nostra.
320 D. A che cosa ci giovano le tribolazioni che Dio ci manda?
R. Le tribolazioni ci giovano per fare penitenza delle nostre colpe, per esercitare le virtù, e sopratutto per imitare Gesù Cristo nostro capo, al quale è giusto che ci conformiamo nei patimenti, se vogliamo aver parte nella sua gloria.
321 D. Che vuol dire Amen in fine del Pater?
R. Amen vuol dire: così sia, così desidero, così prego il Signore e così spero.
322 D. Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster basta recitarlo in qualsivoglia maniera?
R. Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster bisogna recitarlo senza fretta, con attenzione e accompagnarlo col cuore.
323 D. Quando dobbiamo noi dire il Pater?
R. Il Pater dobbiamo dirlo ogni giorno, perché abbiamo bisogno ogni giorno dell' aiuto di Dio.
324 D. Quale orazione siamo noi soliti dire dopo il Pater?
R. Dopo il Pater, diciamo la salutazione angelica, cioè l'Ave Maria, per mezzo della quale ricorriamo alla santissima Vergine.
325 D. Perché l'Ave Maria si chiama salutazione angelica?
R. L'Ave Maria si chiama salutazione angelica perché comincia col saluto che fece a Maria Vergine l'arcangelo Gabriele.
326 D. Di chi sono le parole dell'Ave Maria?
R. Le parole dell'Ave Maria parte sono dell'arcangelo Gabriele, parte di S. Elisabetta, e parte della Chiesa.
327 D. Quali sono le parole dell' arcangelo Gabriele?
R. Le parole dell'arcangelo Gabriele sono: «Dio ti salvi, piena di grazia: il Signore è teco: tu sei benedetta fra le donne».
328 D. Quando fu che l'Angelo disse a Maria queste parole?
R. L'Angelo disse a Maria queste parole, quando andò ad annunziarle da parte di Dio il mistero dell' Incarnazione che in lei doveva operarsi.
329 D. Che intendiamo noi di fare nel salutare la santissima Vergine con le stesse parole dell'Arcangelo?
R. Nel salutare la santissima Vergine con le parole dell' Arcangelo, noi ci rallegriamo con lei, facendo memoria dei singolari privilegi e doni, che Iddio le ha conceduti a preferenza di tutte le altre creature.
330 D. Quali sono le parole di santa Elisabetta?
R. Le parole di santa Elisabetta sono: «Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno».
331 D. Quando fu che santa Elisabetta disse queste parole?
R. Santa Elisabetta disse queste parole, inspirata da Dio, quando tre mesi prima che desse alla luce S. Giovanni Battista, fu visitata dalla santissima Vergine, che già portava nel seno il suo divin Figliuolo.
332 D. Che cosa facciamo noi nel dire queste parole?
R. Nel dire le parole di santa Elisabetta ci rallegriamo con Maria SSma della sua eccelsa dignità di Madre di Dio, e benediciamo Dio e lo ringraziamo di averci dato Gesù Cristo per mezzo di Maria.
333 D. Di chi sono le altre parole dell'Ave Maria?
R. Tutte le altre parole dell'Ave Maria sono state aggiunte dalla Chiesa.
334 D. Che cosa domandiamo noi con le ultime parole dell'Ave Maria?
R. Con le ultime parole dell'Ave Maria domandiamo la protezione della santissima Vergine nel corso di questa vita, e specialmente nell'ora della nostra, morte, nella quale ne avremo maggior bisogno.
335 D. Perché dopo il Pater diciamo piuttosto l'Ave Maria, che qualunque altra orazione?
R. Perché la SSma Vergine è l'Avvocata più potente appresso Gesù Cristo, epperciò dopo avere detta l'orazione insegnataci da Gesù Cristo, preghiamo la SSma Vergine che ci ottenga le grazie, che abbiamo domandate.
336 D. Per qual motivo la Vergine santissima è così potente?
R. La santissima Vergine è così potente perché è Madre di Dio, ed è impossibile che non sia da Lui esaudita.
337 D. Che c'insegnano i Santi sulla devozione a Maria?
R. Sulla devozione a Maria i Santi c'insegnano che i veri suoi devoti sono da Lei amati e protetti con amore di tenerissima Madre e per mezzo di Lei sono certi di trovare Gesù e di ottenere il paradiso.
338 D. Qual divozione a Maria la Chiesa ci raccomanda in modo speciale?
R. La divozione che la Chiesa ci raccomanda in modo speciale verso Maria santissima è la recita del santo Rosario.
339 D. È cosa buona ed utile il ricorrere alla intercessione dei Santi?
R. È cosa utilissima pregare i Santi, e deve farsi da ogni cristiano. Dobbiamo pregare particolarmente i nostri Angeli Custodi, S. Giuseppe Patrono della Chiesa, i santi Apostoli, i Santi di cui portiamo il nome, e i Santi Protettori della diocesi e della parrocchia.
340 D. Che differenza passa tra le preghiere che facciamo a Dio e quelle che facciamo ai Santi?
R. Tra le preghiere che facciamo a Dio e quelle che facciamo ai Santi passa questa differenza, che Dio lo preghiamo affinché, come autore delle grazie, ci dia i beni e ci liberi dai mali, e i Santi li preghiamo perché, come avvocati presso Dio, intercedano per noi.
341 D. Quando diciamo che un Santo ha fatto una grazia, che cosa intendiamo dire?
R. Quando diciamo che un Santo ha fatto una grazia, intendiamo dire che quel Santo ha ottenuto da Dio quella grazia.
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