Per misurare l'efficienza di un governo o di un personaggio qualsiasi, spesse volte si guarda alle realizzazioni effettuate nei primi 100 giorni di attività.
Vediamo cosa è successo anche per Pio X.
Dal 4 agosto 1903, data dell'elezione al soglio di Pietro, al 22 novembre 1903 compresi, giorno della firma e divulgazione del motu proprio sulla musica sacra, dal titolo "Tra le sollecitudini", passano esattamente 111 giorni.
Poco più di tre mesi, ma è immediatamente percepibile il cambiamento di rotta imposto alla politica della Chiesa nel periodo immediatamente successivo al venticinquennio di regno di Leone XIII.
Dopo un "papa politico" e, per molti versi, filofrancese e filoslavo, la Chiesa poteva avere un "papa pastore", che poco o niente si occupava di regni terreni. Fu detto filoaustriaco e filotedesco, ma non ebbe molte simpatie per gli Imperi Centrali, anche se nacque suddito austriaco del Regno Lombardo-Veneto. Prova ne sia che nel 1904 abolì il diritto di veto in conclave, facendo uno sgarbo all'imperatore Francesco Giuseppe e sancendo di fatto e definitivamente il tramonto delle ingerenze delle case regnanti nelle elezioni dei papi.
A due mesi dall'elezione, il 4 ottobre 1903, cioè a 62 giorni esatti, comparve la prima enciclica "E supremi apostolatus cathedra", cioè un messaggio dalla cattedra di Pietro, dal luogo occupato dal supremo successore dell'Apostolo, di Pietro, del vicario di Cristo, il fondamento della vita della Chiesa.
In essa è contenuto il documento programmatico dell'intero pontificato, riassunto
nell'ormai celeberrimo motto "Instaurare omnia in Christo
", che si potrebbe
tradurre oggi con un "polarizzare il mondo a Cristo
".
Certamente il papa agiva nel suo tempo per il suo tempo, con tutti i limiti dell'ecclesiologia di allora, ma la svolta postleoniana era evidente: pragmaticità pastorale, ed attuazione di riforme inderogabili in settori chiave, quali catechismo, eucaristia, legislazione canonica, liturgia, canto sacro, breviario, studi biblici, seminari, curia romana. Cioè i settori nei quali il Concilio Vaticano I, chiuso in tutta fretta per la conquista di Roma da parte dell'esercito italiano (20 settembre 1870), non aveva potuto esprimersi.
Quindi, al papa Pio X spettò l'onore (e l'onere) di realizzare ciò che quel concilio non aveva potuto fare per forza di cose.
Le prime riforme di papa Pio X partono da lontano, dall'educazione ricevuta in famiglia ed in parrocchia a Riese, dagli studi nel seminario di Padova, e dalle prime esperienze pastorali di Tombolo e di Salzano.
Specialmente a Salzano troviamo operativi i primi germi di ciò che sarà trasferito a livello di Chiesa universale circa 30 anni più tardi.
Qui nella nostra parrocchia si trovano gli elementi del cattolicesimo intransigente che furono, a poco a poco, anno dopo anno, esperienza pastorale dopo esperienza pastorale, consegnati alla Chiesa cattolica.
La più famosa fu la riforma del catechismo, ma la prima attuata fu quella della musica sacra, per la quale effettivamente la Chiesa cambiò registro: la musica di Chiesa doveva essere finalizzata alla lode di Dio, e non doveva in alcun modo essere musica profana, operistica o melodrammadica. Una musica liturgica per celebrare la gloria di Dio, che ha trovato il suo primo profeta in Lorenzo Perosi, già collaboratore del Sarto fin dai tempi di Mantova e di Venezia.
È una rivoluzione che parte da lontano.
Anzi, parte proprio da Salzano.
Già nel 1867, a pochi mesi dal suo ingresso a Salzano, Giuseppe Sarto pose mano all'organo della chiesa parrocchiale, togliendo tutti i registri che non erano consoni alle funzioni religiose, pienamente convinto che la chiesa non è un teatro, e che la musica religiosa non è la musica dei pezzi operistici. Su questo fronte era all'avanguardia a quel tempo, tanto che fu invitato a far parte come esperto al Primo Congresso dei Cattolici Italiani, tenutosi a Venezia nel 1874, al quale tuttavia non partecipò.
Se oggi possiamo godere di una musica di chiesa non collegata alle canzonette, nello spirito del Concilio Vaticano II, lo dobbiamo ad una intuizione del parroco di Salzano Giuseppe Sarto. Può darsi che egli abbia calcato la mano, dato l'arroventato clima intransigente ed appena successivo alla conquista di Roma del 1870, ma la semente è qui.
Da noi, a Salzano.
Ma molto probabilmente non ci interessa, oppure non abbiamo ancora preso pienamente coscienza che molte delle riforme conciliari del Vaticano II, di cui andiamo da circa 40 anni proponendo l'attuazione, rappresentano il frutto maturo di una sperimentazione pastorale, attuata con frutti sul campo, nella nostra parrocchia, fra il 1867 ed il 1875.
ultimo aggiornamento: 02.08.2007