A 29 anni dalla morte di Pio X, dopo il lungo iter dei processi ordinari, tenuti
in diocesi di Treviso (1923-26), di Mantova (1924-27), di Venezia (1924-30)
e di Roma (1923-1931), e dopo il minuzioso studio delle testimonianze, il postulatore
della causa della glorificazione, il vallombrosano don Alberto Parenti, il 12
febbraio 1943 fu in grado poté dare alle stampe la Positio super causae
introductione.
Giunse a tale agognatoepilogo dopo nove anni di lavoro, in quanto aveva ricevuto
l'incarico il 18 ottobre 1934.
I passi successivi prima della sua beatificazione furono la celebrazione dei
quattro processi apostolici nelle medesime diocesi (1943-46), la ricognizione
canonica della salma e la pubblicazione la Positio super virtutibus, data alle
stampe nel 1949.
La ricognizione, effettuata il 19 maggio 1944, trovò la salma "intatta
nel morto splendore delle vesti pontificali": "tutto il corpo, che
Pio X nelle disposizioni del testamento aveva voluto che non fosse tocco da
mani profane, nemmeno per la tradizionale imbalsamazione, era in ottima conservazione",
proprio come quello del beato papa Giovanni XXIII, suo successore come patriarca
di Venezia (1953-58) e come papa (1958-63).
Per il 1950 Pio XII aveva in animo la celebrazione di tre grandi avvenimenti:
il dogma dell'assunzione in cielo della Vergine, l'Anno Santo e la beatificazione
di Giuseppe Sarto. All'ultimo momento furono mossi seri rilievi sul comportamento
tenuto dal papa nella lotta al Modernismo, e fu istruito un processo straordinario
(15 dicembre 1949): alla fine fu stampata la Nova positio super virtutibus (1950)
con un Summarium addizionale di documenti.
Superate tutte queste difficoltà, la causa subì una notevole accelerazione:
l'11 febbraio 1951 furono riconosciuti i due miracoli richiesti per la beatificazione
e il 4 marzo successivo fu pubblicato il decreto del Tuto, che sanciva giuridicamente
la possibilità di potere procedere.
Il 3 giugno 1951 avveniva la solenne cerimonia della beatificazione. Il papa
Pio XII, pronunciò parole di singolare effetto, perfettamente conscio
della complessità storica dell'azione del suo predecessore, a lui ben
noto fin dal tempo in cui iniziò la sua carriera diplomatica presso la
Segreteria di Stato: Pio X, "col suo sguardo d'aquila più perspicace
e più sicuro che la veduta corta di miopi ragionatori" [...], "illuminato
dalla chiarezza della verità eterna, guidato da una coscienza delicata,
lucida, di rigida dirittura" è "un uomo, un pontefice, un santo
di tale elevatezza" che "difficilmente troverà lo storico che
sappia abbracciare tutta insieme la sua figura e in pari tempo i suoi molteplici
aspetti".
Mancavano allora i due miracoli per procedere alla canonizzazione, che sarebbe
trionfalmente avvenuta il 29 maggio 1954: in attesa di questo evento tanto atteso,
il 17 febbraio 1952, la sua venerata salma venne posta sotto l'altare della
Presentazione in S. Pietro.
Da questo luogo il corpo di Pio X fu rimosso solo in occasione del suo pellegrinaggio
nel Veneto (12 aprile-10 maggio 1959), per diretto interessamento di Angelo
Giuseppe Roncalli, appena eletto papa col nome di Giovanni XXIII. Quest'ultimo
era memore della fatidica frase pronunciata dal card. Sarto alla stazione S.
Lucia di Venezia quando, con biglietto di andate e ritorno in tasca, era in
procinto di lasciare la città lagunare per il conclave, dal quale sarebbe
uscito solo con la "croce "del papato: "O vivo, o morto ritornerò!".
In questi giorni cade il 50° anniversario della sua collocazione nella Basilica
di S. Pietro, sotto il secondo altare a sinistra, e manca solo un anno al 2003,
anno del 1° centenario della sua elezione al soglio di S. Pietro, primo
dei papi veneti del XX secolo (Giovanni Paolo I fu il secondo), e primo dei
tre cardinali patriarchi di Venezia (Giuseppe Sarto, Angelo Giuseppe Roncalli
ed Albino Luciani) dello stesso secolo, da "pietre vive" del Veneto
diventati "roccia" della Chiesa universale del secolo appena trascorso:
che S. Pio X "ritorni" ancora una volta tra noi?