Titolo | Gli uomini non guardano il cielo |
Anno di pubblicazione | 1952 |
Nazione | Italia |
Regia | Umberto Scarpelli |
Attori principali | Henry Vidon (San Pio X), Isa Miranda, Tullio Carpinati, Lamberto Picasso, Sandro Ruffini |
Sceneggiatura | Ettore M. Margadonna, Enzo Duse, Umberto Scarpelli |
Alcune scene del film riguardanti Salzano:
Pio X è certamente un patrimonio (più o meno riconosciuto come tale) multidimensionale
della Chiesa Cattolica.
E' infatti un patrimonio soprattutto della religione, però ha finito coll'interessare
i campi della storia, dell'arte, della musica, nel senso che Pio X appartiene
anche a loro: ma concerne anche altre muse più "moderne", perché sia il teatro,
sia il cinema se ne sono occupati.
Infatti, addentrandomi con i miei modesti studi nel mondo della celluloide,
mi sono imbattuto in un film, l'unico che mi sia noto, che narra ad episodi
la sua vita.
Non mi risulta che alcun papa del XX secolo, se si eccettua Papa Giovanni XXIII
in E venne un uomo di Ermanno Olmi (1965), abbia goduto di tale attenzione
da parte del mondo dello spettacolo.
Anche se il film su Pio X è stato girato dopo la sua beatificazione (3 giugno
1951) ed è entrato nei circuiti delle sale cinematografiche solo nel secondo
semestre del 1952, alcuni documenti fanno risalire ad almeno un decennio prima
l'idea di un filmato che potesse rendere pubblica la vita carismatica di un
prete veneto divenuto papa, ed ormai avviato, in quel periodo, in modo sicuro
sulla strada della canonizzazione.
Una prima domanda che il lettore può porsi è questa: come mai fu effettuata
la scelta di "consegnare" la figura e l'opera di Papa Sarto al cinema?
Ricordo al lettore che, fra le due guerre, spopolava fra le filodrammatiche
parrocchiali il pezzo teatrale Santità di Primo Piovesan (Alessandria,1891-Vicenza,1945),
lavoro teatrale del 1922, appositamente scritto per ricordare il papa veneto
morto da otto anni in fama di santità.
Ma ormai, intorno agli Anni Cinquanta, il teatro stava per essere soppiantato
dalla travolgente avanzata del cinema, iniziata nell'immediato dopoguerra (a
Salzano il cinema "Marconi" fu costruito fra il 1947 ed il 1949).
Ricordo ancora infatti che la televisione in Italia stava, in quell'ormai lontano
1951, muovendo solo i primissimi passi: fu scelto pertanto quello che, in quei
tempi di rinascita sociale, culturale ed economica di una nazione uscita dissanguata
dalla guerra ed impegnata in un immane sforzo di ricostruzione, era ancora considerato
il più potente ed affascinante dei "media" di massa.
Il cinema, appunto.
L'idea però non era assolutamente nuova.
L'intuizione risale al 1940: Francesco Giordani ed Andrea Lazzarini de "L'Osservatore
Romano" chiesero alla Postulazione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione
di Papa Pio X i permessi necessari per preparare un film sul Venerabile Pontefice.
La Postulazione, pur elogiando l'iniziativa, rispose che finché era in corso
la Causa non si sarebbe dovuto parlare del film. Intanto si limitava ad approvare
il "soggetto" del film steso dello "scrittore veneto Giuseppe De Mori". Questi
era uno stimato pubblicista, direttore del quotidiano Corriere vicentino ed
autore del primo dei due volumi che costituiscono l'opera La diocesi di Vicenza
dal 1911 al 1936, editi in occasione del 25° di episcopato del vescovo di
Vicenza mons. Ferdinando Rodolfi.
Le parole riportate sono tratte da un documento, appartenuto a Bepi Parolin
(Riese, 1898- Riese Pio X, 1979), dal titolo Per un film su Pio X, e
conservato presso la Fondazione Giuseppe Sarto
Questo documento così prosegue: "Uguale richiesta fu ripetuta nel 1946, con
uguale risposta della Postulazione. Nell'estate del 1950 ad una terza richiesta
si convenne che ormai si poteva costituire al predetto fine un'apposita Società,
per potervi ammettere soltanto persone ed enti che dessero alla Postulazione
ogni garanzia morale e religiosa
".
Cosi il 19 ottobre 1950 fu costituita l'Arbor Film, cui più tardi domandò d'accedere
un gruppo di finanziatori, presentati dal Rev.mo Padre Giampietro S.J., direttore
del Collegio "Massimo" di Roma.
Però per desiderio della Postulazione ogni attività fu rinviata a tempi più
adeguati, cioè a dopo la pubblicazione del Decreto del Tuto, avvenuta
il 4 marzo 1951.
Nel frattempo a Riese la Veneto Film aveva chiesto di poter "girare" i luoghi
di Pio X, ma la Postulazione si oppose, avvertendola attraverso il Centro Cattolico
Cinematografico che il permesso era stato dato solamente all' Arbor Film.
Nel 1951 il Sen. Bastianetto ripeté la domanda alla Postulazione, per ottenere
il permesso di alcune riprese cinematografiche per un film su Pio X, a nome
della Casa Cinematografica veneziana Cinelia S. Marco; ma ebbe uguale risposta,
e cioè che il permesso era stato già concesso all' Arbor Film per cui, semmai,
era auspicabile una fusione fra le due Case.
Il 13 giugno 1951, il Sen. Bastianetto s'incontrò col Dott. Lazzarini, il quale
propose d'addivenire ad un accordo fra le due Case, secondo il desiderio della
Postulazione.
Il Senatore promise che avrebbe fatto conoscere la risposta della Cinelia S.
Marco.
Il documento conclude: "Ma finora questa risposta non è venuta, come non hanno
avuto risposta altre due lettere dell'Arbor Film per la fusione. Invece la
Cinelia S. Marco nel luglio u.s. [1951] affrettò la lavorazione del film e il
giorno 11 agosto corr. ha avuto luogo in Roma il primo giro di manovella
".
Il film di cui si parla nel documento è proprio il film che poi fu intitolato
Gli uomini non guardano il cielo, ed è il frutto di una produzione associata
Cinelia San Marco film spa.
Il titolo, inizialmente provvisorio, divenne poi definitivo.
La sceneggiatura, datata 13 luglio 1951, consta di 104 scene cinematografiche
descritte in 194 pagine ciclostilate. E' firmata nell'ordine da Ettore M. Margadonna,
da Enzo Duse e da Umberto Scarpelli; il consulente storico è il prof. Eugenio
Bacchion, mentre il consulente ecclesiastico è mons. Adone Terzariol.
I principali attori ed interpreti del film sono Henry Vidon nella parte di Pio
X, Isa Miranda in quella di una nobildonna veneziana; inoltre Tullio Carminati
impersona il card. Merry del Val, segretario di stato, mentre il card. Oreglia
ed il principe Chigi sono interpretati rispettivamente da Lamberto Picasso e
da Sandro Ruffini.
Si tratta di autori, attori ed interpreti di alta levatura.
Il tempo li ha coperti di oblìo tutti questi personaggi ma, tanto per soffermarci
sui più noti, cioè Duse, Scarpelli, Bacchion, Miranda, Carminati, Picasso e
Ruffini, godevano di grande fama agli inizi degli Anni Cinquanta.
Ecco due notiziole biografiche.
Enzo Duse (1901-1963) fu personaggio di grande spicco nel teatro veneto contemporaneo.
Umberto Scarpelli, da noi poco noto, fu uomo di cinema e collaborò con Vittorio
De Sica (1901-1974) (fu direttore assistente durante le riprese per il film
Ladri di biciclette nel 1948).
Eugenio Bacchion (1899-1976) fu uno degli uomini più importanti a Venezia negli
ambienti civile, religioso, culturale, scolastico, sociale ed economico.
Isa Miranda (pseudonimo di Ines Isabella Sampietro) fu, nei suoi 77 anni di
vita (1905-1982), donna di grande talento: fu primattrice di teatro e celeberrima
interprete cinematografica in Il fu Mattia Pascal (1937), in Malombra
(1942) di Mario Soldati e in numerosi altri film, l'ultimo dei quali fu Il
portiere di notte (1974).
Tullio Carminati (1895-1971) fu attore teatrale e cinematografico, e recitò
con Eleonora Duse. Lamberto Picasso (1880-1962) fu principalmente attore teatrale
e collaborò come primattore nella compagnia di Luigi Pirandello.
Sandro Ruffini (1889-1954) fu attore teatrale e cinematografico dal repertorio
vastissimo.
L'attore più sconosciuto era proprio colui che interpretava il protagonista.
Il suo nome non dice niente: non ha un pedigree dal punto di vista artistico,
e fu scelto come protagonista solo per la sua straordinaria somiglianza con
Papa Sarto. Ciò non deve stupire, perché in realtà non era un attore di professione,
ma solo un impiegato della Radio Vaticana, addetto ai programmi per l'Irlanda.
Ho effettuato ricerche presso l'emittente, ma coloro che ho interpellato dichiarano
che di lui non è rimasta traccia alcuna.
Neanche il suo nome era autentico: quello vero era Andrew Finley Dunn.
Lo pseudonimo artistico deriva dal fatto che agiva sempre dietro un paravento,
un nome fittizio: quello di Harry Whedon, italianizzato poi in Enrico Vidon,
alias Henry Vidon.
Di lui non si sa nient'altro: è salito sul palcoscenico in punta di piedi e,
terminato il suo compito, spente le luci della ribalta, è ritornato nella quotidianità.
L'intero cast è il seguente: Henry Vidon (Pio X), Tullio Carminati (card. Merry
del Val), Isa Miranda (la dama veneziana), Luigi Tosi (mons. Parolin), Filippo
Scelzo (card. Ferrari), Sandro Ruffini (Principe Chigi), Corrado Annicelli (mons.
Bressan), Antonio Centa (ambasciatore austriaco), Fanny Marchiò (la dama di
Mantova), Mario Pisu (conte Tisza), Nando Tamberlani (card. Puzyna), Lamberto
Piacasso (card. Oreglia), Giannina Chiantoni e Teresa Franchini (sorelle Sarto),
Miranda Campa (Margherita Sanson), Mario Mazza (card. Rampolla del Tindaro).
Il film non è costato poco: 200 milioni, cioè 300.000 dollari dell'epoca.
Tale somma fu sostenuta in gran parte da un gruppo di industriali veneti che
decisero di "usare il moderno medium del cinema per onorare il loro santo conterraneo
".
Nell'operazione si distinse l'ing. Pietro Motta (1897-1953), che "L'Osservatore
Romano" definì "produttore e finanziatore
" del film (14 febbraio 1953).
Le case distributrici furono la Manenti Film, concessionaria per l'Italia, e
la Bellotti Film, quale "concessionario mondiale
".
Secondo le intenzioni degli autori, lo scopo del film era quello di portare
"Pio X sullo schermo
": "I suoi contemporanei videro proprio in Papa Sarto un
fuoco di virtù e di carità evangelica, la Chiesa nel Supremo Pastore ancora
una volta la prova documentata della sua santità, e tutti gli onesti, nell'uomo
di Dio, ebbero argomento di poter credere nella bontà. E il film vuole tradurre
in azione, in immagine concreta, una vita evangelica sbocciata nell'umiltà di
una povera casa, in una terra negletta, e che via via si allarga in un raggio
infinito. Non un documentario però questo film, né una biografia che l'esigenza
d'arte non accetta, ma una vicenda drammatica e tragica. Il Papa è colto nei
due ultimi mesi del Suo Alto Ministero, in quel turbinio di vicende che si accavallano
come i nembi di estate e che porteranno alla conflagrazione mondiale, permettendo
tuttavia una visione di scorcio dei punti salienti di una vita improntata e
spesa al servizio della Pace annunciata a Bethlehem. E per questa Pace Egli
muore
".
Con queste parole il prof. Eugenio Bacchion espresse nel 1952 i motivi ispiratori
dell'impresa.
Nel maggio il film fu definitivamente montato e doppiato. Emerge dal carteggio
Bacchion-Margadonna che si accarezzava anche il sogno di presentarlo alla Mostra
di Venezia fuori concorso.
Il successo fu subito elevato in Italia ed in Spagna.
Anche la stampa straniera di lingua inglese se ne occupò: nel febbraio 1952
il film fu annunciato in Canada col titolo provvisorio Men Do Not Look at
Heaven, e nel 1954 in Inghilterra, dal giornale "The Universe", col titolo
definitivo nel mondo anglosassone di The Secret Conclave. Alcuni fotogrammi
comparvero nel volumetto Bepi. The Life of Pius X. The Children's
Pope (Bepi. La vita di Pio X. Il papa dei bambini) di William Dennis Ryan,
edito nel 1954 a Techny nell'Illinois, negli Stati Uniti d'America.
E come fu rapida la fortuna del film, altrettanto rapido fu il declino: ricordo
di averlo visto da bambino a Salzano, ne conservo un ottimo ricordo, e mi sembra
anche di ricordare di aver visto in piazza assembramenti strani di fronte a
case che ora non esistono più, una persona che urlava col megafono e gente vestita
"all'antica".
In seguito, per quanto avessi domandato a destra e a manca, non trovai più traccia
del film: diciamo proprio che dal 1952 al 1979 di esso non esisteva proprio
più nessuna traccia.
In occasione del 25° della canonizzazione di Pio X (1979) la prof.ssa Giuliana
Bacchion, figlia del prof. Eugenio, mi permise la consultazione della sceneggiatura,
me la regalò in ricordo dell'amicizia che mi aveva legato per circa un quinquennio
al padre, ed autorizzò la rappresentazione di una parte di essa in un canovaccio
teatrale che avevo confezionato in fretta e furia, nel novembre 1979, per l'occasione.
Nel 1985, in occasione del 150° anniversario della nascita di S. Pio X, ho
proposto, tra i tanti progetti sul tappeto, anche quello di un recupero del
film, che tra l'altro ha tra i suoi pregi quello di una notevole aderenza alla
vicenda umana di Giuseppe Sarto, e presenta immagini dei luoghi attraverso i
quali è passato che ora non esistono più: si pensi a quali cambiamenti sono
stati soggetti i nostri paesi in 50 anni, fino ad oggi. Inoltre si possono ammirare
scorci della Cappella Sistina di singolare effetto.
Mi sono note attualmente quattro copie del film, tre in celluloide ed una copia
video: una copia in 16 mm, proprietà di un privato, è in precarie condizioni
di conservazione; una copia in 35 mm è conservata presso la Cineteca Nazionale;
una copia in 35 mm giace presso la Filmoteca Vaticana: quest'ultima fu donata
da mons. Aldo Fiorin (la cortese segnalazione è del comm. Camillo Bassotto,
fine intenditore di cinema e collaboratore del prof. Bacchion); la copia in
videotape è stata scovata da Don Giuseppe Minto presso le suore di San Paolo
di Treviso il 15 marzo 1995, subito dopo avere letto alcuni miei appunti in
merito, stesi alla fine del 1994 per un articolo da rivolgere agli emigrati
veneti.
Mi sono subito rivolto alla San Paolo Audiovisivi per avere notizie su quest'ultima
operazione, ma ho avuto la brutta sorpresa di sentirmi rispondere che il filmato
era introvabile e che non era stato un buon investimento.
La durata del videotape è di 94 minuti. La vicenda racconta gli ultimi giorni
di vita di Papa Sarto, a cavallo dello scoppio della Prima Guerra Mondiale,
tra il giugno e l'agosto 1914: sul filo della memoria, viene rivisitato ad episodi
tutto l'arco della sua esistenza con la guida di un narratore d'eccezione, il
nipote mons. Giovanni Battista Parolin (Riese,1870-Fiuggi,1935), figlio di Teresa
Sarto (1839-1920), sorella del papa.
Purtroppo non è possibile la visione in una sala cinematografica delle copie
in celluloide perché si tratta di "pizze" altamente infiammabili. Sarebbe necessaria
un'operazione di duplicazione che non costa proprio poco: mi hanno detto che
si chiama "controtipo", che costa una cifra molto alta, ma non me ne intendo.
Quella della riedizione potrebbe essere un'operazione interessante, soprattutto
per gli emigrati veneti, perché ci sono immagini della loro terra: immagini
rimaste scolpite nella loro memoria di soggetti, siti, angoli, ecc. che purtroppo
forse non esistono più.
E per gli esperantisti cattolici del mondo e per i Trevisani nel mondo potrebbe
costituire una biografia "vivente" di colui che è diventato il loro patrono
rispettivamente nel 1951 ed il 27 luglio 1985.
Scheda del film presso The Internet Movie Database (IMDb.com)
ultimo aggiornamento: 01.05.2008