Il 24 settembre 1903 un Seminario francese festeggiò il suo 50° e San Pio X, per l'occasione, concesse un'udienza privata ai professori e agli studenti di quel Seminario.
Al saluto di omaggio del Vescovo di Verdun, dove si trovava il Seminario, Sua
Santità rispose con un commento alle parole della Scrittura (Sal 119,
66) bonitatem et disciplinam et scientiam doce me (insegnami la bontà,
la disciplina e la scienza). Le parole finali furono: "Mi dispiace molto
che io non possa dirvi beniamini miei: ho già dato questo titolo ad un
altro Seminario - quello lombardo. Ma fra le benedizioni del Patriarca Giacobbe,
scelgo per voi e per la vostra patria, che amo così tanto, una benedizione
data al suo quarto figlio. La prima preghiera che ogni giorno indirizzo a Dio
è: non auferetur ab eo sceptrum. Non gli sia tolto lo scettro
". E
dicendo queste ultime parole[1]
Pio X si rattristò e la sua voce si indebolì per le lacrime[2].
Questo episodio, forse minore, ma ben illuminante della sensibilità umana e pastorale di Papa Sarto, è raccontato nel secondo numero della rivista cattolica esperantista Espero Katolika, Speranza Cattolica, organo dell'IKUE, Unione Esperantista Cattolica Internazionale, che proprio nel 1903, l'anno dell'elezione al Soglio di Pietro di Pio X, inizia le sue pubblicazioni, proseguite poi fino ad oggi, con le sole interruzioni dovute alle guerre mondiali.
L'elezione di Pio X fu salutata proprio nella prima pagina del primo numero
di Espero Katolika, con una poesia dedicata al nuovo Papa. Nello stile
forse un poco aulico del tempo, questa ode scritta dal famoso poeta nazionale
lituano, il sacerdote esperantista Daumbrauskas, mostra come fin dall'inizio
il movimento cattolico esperantista, sorto attorno a questa rivista che si pubblicava
in Francia, ha avuto filiale devozione, affetto e attaccamento al Santo Padre.
La traduzione dell'ode a Sua Santità Papa Pio X dice tra l'altro: "È
cessata la grande tristezza, Dio ha rallegrato la Chiesa di Cristo, sul trono
di Pietro il mondo cattolico saluta Pio. Digrigna i denti, serpente infernale,
non ci spaventa la tua invidia: tra le onde del mare e il forte vento ci guiderà
Pio
"[3].
E proprio Papa Pio X lesse questa ode a Lui dedicata. Lo fece tre anni dopo, in occasione di un'Udienza concessa a mons. Luigi Giambene, professore di ebraico presso Propaganda Fide, cameriere segreto di Sua Santità, poi sostituto nell'Ufficio per le indulgenze, fondatore nel 1905 del Gruppo Esperantista Romano.
Egli ebbe più volte occasione di parlare con il Papa della lingua internazionale.
Da allora Pio X, sempre assai affabile, quando vedeva di tanto in tanto mons.
Giambene, si rivolgeva a lui scherzosamente con il nomignolo di "Monsignor Esperanto
"[4].
Per il suo prestigio Monsignor Giambene "aveva le porte aperte nell'ambiente
vaticano
"[5] (come si direbbe oggi), per cui
gli fu agevole ottenere che il Gruppo romano fosse ricevuto in udienza da Pio
X.
Questo memorabile evento ebbe luogo il 2 giugno 1906: nel corso dell'udienza il Pontefice espresse simpatia per il nuovo idioma. Non si trattò d'un ricevimento soltanto formale, ma di un vivace colloquio con gli intervenuti, come ci racconta il testimone principale, mons. Giambene, con una sua annotazione manoscritta sul frontespizio della raccolta della rivista Espero Katolika presentata al Santo Padre per l'Udienza.
"In memoriam!
- leggiamo nella nota di Mons. Giambene - Questo libro,
secondo un desiderio di Padre Peltier ho donato io stesso, nel 1906, a Sua Santità
Papa Pio X. Il Santo Padre benignamente lo ha accettato, prendendolo in mano;
i Suoi occhi sono caduti a pagina 65. Ha provato a leggere, ha sorriso, e poi
ha detto: "
"[6].Non posso leggere, ma capisco bene
!". Qualche mese dopo Egli mi ha
inviato in dono il libro
Altra testimonianza più ricca di dettagli, è quella che leggiamo nel numero
di ottobre 1906 di Espero Katolika. Il fondatore e direttore della rivista
era il Rev.do Emile Peltier di Tour (ricordato poc'anzi nella nota di Giambene
appena letta); egli, nell'articolo intitolato "Benedizione di Pio X ad Espero
Katolika e ai suoi redattori", racconta: "Lo scorso giugno ho ricevuto dal
sig. De Beaufront una breve lettera con la quale mi diceva: -
".Spedisca rapidamente
una raccolta di Espero Katolika a mons. Giambene a Roma. La presenterà al Papa
-
Ed ecco cosa fece in seguito sapere lo stesso Mons. Giambene, scrivendo al
Peltier il 2 giugno 1906, giorno dell'udienza: "Il Santo Padre mi ha cortesemente
ricevuto stamani. Ha accolto il Vostro lavoro. Ha letto ad alta voce
[e
qui mons. Giambene aggiunge fra grandi parentesi: "ma, logicamente, in maniera
scorretta
") la poesia di Padre Dombrovski, che c'è nel primo numero, dicendo
ad ogni verso: Capisco!
Ho presentato
- prosegue Giambene - una richiesta scritta in Esperanto
di Benedizione per Voi e per i redattori di Espero Katolika. Anche questa
l'ha letta ad alta voce, e poi ha detto: "Non scrivo adesso, ma Vi spedirò uno
scritto su questo".
Poi prevale la necessaria discrezione che si impone in tali casi e il Giambene
aggiunge nella lettera del 2 giugno: "Di certo sarà un documento importantissimo.
Ma occorre che si taccia ancora sulla mia visita al Papa... Appena avrò notizie,
Vi scriverò di nuovo. Adesso taciamo, preghiamo e speriamo
".
Il 28 agosto 1906, proprio il giorno dell'inaugurazione del Congresso universale degli esperantisti, che quell'anno si teneva a Ginevra, arriva la copia della lettera spedita a Mons. Giambene. Il testo è in italiano:
Dal Vaticano, 27 giugno 1906
Ill.mo e Rev.mo Monsignore,
ho l'onorevole incarico di significarLe che il Santo Padre si è benignamente degnato accogliere con particolare gradimento i numeri pubblicati dalla rivista Espero Katolika che Ella Gli umiliava da parte del Sac. Emilio Peltier. Voglia la S. V. Ill.ma e R.ma compiacersi di partecipare al prefato Sacerdote il Sovrano gradimento e la Benedizione Apostolica che Sua Santità ha impartito al medesimo e ai redattori della rivista.
Eseguiti gli ordini ricevuti, passo con sensi di profondo ossequio a professarmi, di V. S. Ill.ma e R.ma Devotissimo servo,
Giovanni Bressan.
La notizia fu comunicata agli esperantisti in riunione a Ginevra: i giornali
della Svizzera francese pubblicarono per intero la traduzione della lettera.
E il Presidente del Congresso - il pastore protestante Schneeberger - diede
notizia dell'avvenuta benedizione nel corso di una riunione ufficiale: occorre
tenere presente quale significato hanno, nel 1906, queste parole dette da un
Pastore protestante: "i nostri amici cattolici hanno ricevuto dal Papa un'alta
approvazione che comunico al Congresso
".
Applaudirono, con dichiarazioni di compiacimento, e la cosa è notevole, anche i liberi pensatori[7].
Papa Pio restò paternamente vicino al movimento esperantista: dal 1906 al 1914 Egli inviò ogni anno la Sua benedizione ad Espero Katolika, agli esperantisti cattolici[8].
Poiché prima del 1910 i cattolici si riunivano annualmente soltanto nel quadro dei Congressi universali di Esperanto, Pio X inviò la sua benedizione apostolica ai cattolici presenti nel 3° Congresso universale svoltosi a Cambridge nel 1908 (la benedizione papale sarà impartita dal Presidente dell'lKUE, il ricordato Sac. Richardson, su autorizzazione del Papa stesso[9]); l'anno dopo Papa Sarto concesse l'indulgenza plenaria ai congressisti del Congresso universale di Barcellona[10].
Il 4 aprile 1909, Frate Isidoro Clé[11], che aveva tradotto in Esperanto molti inni
cattolici, scrive da Roma al Presidente dell'IKUE, Richardson: "Il congresso
di Napoli ha applaudito la mia proposta di introdurre l'Esperanto nelle case
per i ciechi. Oggi sono stato accolto dal nostro Santo Padre il Papa, il quale
mi ha detto che l'approvazione del Congresso di Napoli dei non vedenti sull'Esperanto
l'ha rallegrato
"[12].
E' in questa Udienza che San Pio X pronuncia la frase profetica: "L'Esperanto
ha davanti a sé un grande avvenire
"[13].
In un'altra occasione Papa Sarto afferma: "Vedo nell'Esperanto un valido
mezzo per il mantenimento dell'unità fra i cattolici di tutto il mondo
"[14]. Non sappiamo di preciso quando Papa Sarto
abbia pronunciato questa frase. L'unico indizio esistente è quello dato
da un articolo apparso in Espero Katolika, numero di luglio del 1922,
p. 288: "Prima del l° Congresso IKUE, tutto il programma fu sottoposto al
Santo Padre. Mons. Giambene riferì al Congresso di questa Udienza e,
fra l'altro comunicò: -
"[15].Papa Pio X ebbe la cortesia di essere d'accordo
sull'utilità dell'Esperanto per conservare l'unità tra i cattolici
del mondo
-
L'Unione internazionale cattolica esperantista sorta attorno alla rivista Espero
Katolika cominciò a darsi una propria identità distinta da
quella del movimento esperantista più generale e cominciarono ad avere
luogo congressi cattolici esperantisti. Il primo si tenne a Parigi nel 1910.
Alla sua apertura, il comitato organizzatore annuncia "di aver ricevuto da
Mons. Giambene la lettera più incoraggiante: il Santo Padre Pio X in
una udienza speciale ha avuto la cortesia di esaminare i vari temi del nostro
programma e non soltanto ha dato la sua piena approvazione, ma ha anche concesso
l'indulgenza plenaria a tutti i congressisti. L'arcivescovo di Parigi, mons.
Amette, ha fissato le condizioni per ottenere questa indulgenza
"[16].
Una particolarità: fra i temi trattati dal Congresso del 1910 vi era
"uniformità di pronuncia della lingua latina
", per la scelta fra pronuncia
"romana" e quella "scientifica". II dibattito propende per la pronuncia "italiana"
e si conclude quando un partecipante, l'Abate Duvaux, riferisce che "in occasione
del nostro Congresso, Pio X ha detto a Mons. Giambene che il Suo desiderio è
che venga adottata la tradizionale pronuncia italiana, poiché, ha detto,
se si prende una base scientifica, si discuterebbe all'infinito e mai ci si
accorderebbe
"[17].
La Benedizione apostolica e l'indulgenza vengono concesse da Pio X anche per il Congresso IKUE di Budapest 1912[18].
L'incontro diretto degli esperantisti cattolici con il Papa ebbe luogo quando il 4° Congresso dell'IKUE si tenne nel 1913 a Roma.
Per i lavori preparatori avrebbe dovuto aver luogo l'Udienza privata di Pio X all'organizzatore del Congresso, il francese Claude Colas. Questa Udienza, concessa al Colas come delegato e rappresentante dell'IKUE, era stata fissata per l'8 ottobre 1912 alle 10.30. La malattia del Santo Padre non rese possibile l'evento[19].
Lunedì 8 settembre 1913 i congressisti partecipano all'Udienza che il Santo Padre concedeva normalmente ai pellegrini nel Cortile di San Damaso: come è noto, i Pontefici, dopo Porta Pia, non apparivano più dalla loggia della Basilica su Piazza San Pietro, ma in segno di protesta contro l'invasione degli italiani, nella loggia interna o comunque all'interno della Città del Vaticano.
Con altri 3.000 pellegrini, gli esperantisti cattolici ricevono da Pio X la Benedizione Apostolica. Subito dopo secondo uno specialissimo permesso concesso agli esperantisti, l'orchestra vaticana comincia a suonare l'Inno "Noi vogliam Dio" e i congressisti lo cantano a gran voce in Esperanto, sotto lo sguardo di Pio X.
Non sappiamo cosa disse in quell'occasione il Santo Padre, ma sappiamo con certezza una cosa: il congresso degli esperantisti cattolici a Roma non passò proprio inosservato in Vaticano, anzi...
Possiamo oggi rivelare, per la prima volta pubblicamente, che il Vaticano, non più Stato Pontificio, non ancora Stato della Città del Vaticano, inviò un proprio osservatore al Congresso. In una miscellanea di documenti conservata nell'Archivio segreto vaticano l'anonimo relatore - che forse possiamo individuare nel Presidente delle Associazioni
cattoliche romane - riferisce: il congresso esperantista ha avuto luogo
alla "Flaminia" in Via Alibert. Si parlava in Esperanto, Il sac. Bianchini era
il più ascoltato. La professoressa Rosa Junck ha domandato che si facesse una
edizione speciale in Esperanto delle opere di De Amicis. La sua proposta è stata
combattuta dal Bianchini e da altri. Si è deciso di fare la traduzione in Esperanto
dell'Antico e del Nuovo Testamento per diffonderli nelle missioni. II Prof.
Franz Smarius di Tilburg (Olanda) mi ha detto che l'Esperanto è molto adottato;
nella missione di Shangai (Cina) l'Esperanto è molto in voga
.
Dopo l'elenco dei congressi IKUE tenutisi prima del 1913, l'anonimo relatore disegna sul foglio la bandiera esperantista cattolica.
In occasione del Congresso di Roma fu stampato il ritratto di Pio X con il testo in Esperanto, approvato dal Vaticano, contenente la grazia dell'Indulgenza "in articulo mortis" per i Congressisti e loro familiari[20].
Seguì a breve la prima guerra mondiale: il cuore di Papa Pio X non resse il
dolore per l'ondata di violenza che si preannunciava. A un ambasciatore che
lo sollecitava a benedire le truppe germaniche prossime ad invadere il Belgio
neutrale, egli rispose: "Io benedico la pace
". Come sappiamo Pio X si spense
il 20 agosto 1914, nei giorni dello scoppio della prima guerra mondiale.
La sua beatificazione (3 giugno 1951 ) fu salutata con gioia dai partecipanti
al 23° Congresso dell'IKUE a Monaco di Baviera e Pio X venne proclamato "patrono
celeste degli esperantisti cattolici
"[21].
Altro motivo di gioia per gli esperantisti fu la canonizzazione del "loro Papa"
il 29 maggio 1954. In quest'occasione gli esperantisti cattolici lanciano una
raccolta di fondi per erigere una Chiesa dedicata al proprio Patrono. Il cardinal
Lercaro, arcivescovo di Bologna, città nella quale nel 1955 si sarebbe
tenuto il Congresso mondiale degli esperantisti, in un messaggio di saluto a
un loro Congresso nazionale nell'anno della canonizzazione, scriveva agli esperantisti:
"Accetto con favore e lancio con entusiasmo la proposta che i cattolici esperantisti
di tutto il mondo si facciano iniziatori per erigere un tempio al loro protettore,
il Santo Papa Pio X; tempio che mi permetto di proporre di erigere in questa
mia Bologna, la quale, antichissimo centro di cultura per tutto il mondo sente
nelle tradizioni di ospitalità il nobile compito di avvicinare tra loro
le genti
"[22]
La proposta del Card. Lercaro divenne realtà l'anno seguente. La riconoscenza degli esperantisti fu incisa sulla lapide della Chiesa dedicata a Pio X a Borgo Panigale e inaugurata il 2 agosto 1955 durante il Congresso Universale di Esperanto tenutosi quell'anno a Bologna[23].
La prima guerra mondiale spazzò via ogni attività dell'IKUE, impedendo da subito l'effettuazione del Congresso del 1914 che si sarebbe dovuto tenere a Lourdes[24].
Con il ritorno della pace, si cercò di riorganizzare l'attività associativa. La rivista Espero Katolika riprese le pubblicazioni e l'avvenimento fa salutato dalla Benedizione Apostolica di Papa Benedetto XV, comunicata all'allora redattore dal Cardinal V. Gasparri, segretario di Stato di Sua Santità, con lettera del 20 agosto 1920.
Una curiosità: la lettera con la quale giunge la benedizione è redatta in latino, con il nome della rivista indicato in Esperanto, tra virgolette.
Una frase del testo colpisce più delle altre: compertum enim est
Illi vos optimum praestituisse vobis finem, christianae nempe culturae diffusionem
[25] (perché il Santo Padre sa bene che voi avete davanti
ai vostri occhi il migliore scopo, la diffusione della cultura cristiana).
Pochi giorni prima un telegramma aveva comunicato ai partecipanti del Congresso
IKUE di quell'anno (svoltosi a L'Aia) il "gradimento del Santo Padre per
l'omaggio filiale
" inviatogli e "gli accordava la benedizione apostolica
"[26].
Su questo telegramma, che ha una storia particolarissima, torneremo tra breve.
Per qualche tempo (negli anni 1921 e 1922) l'IKUE mutò denominazione, chiamandosi "Internazionale Cattolica", in sigla IKa. Successivamente si tornò al nome IKUE e l'"Internazionale cattolica" diventò un'istituzione separata e indipendente. Anche in questo periodo "di nome nuovo" ci furono alcune espressioni di incoraggiamento verso gli esperantisti da parte dei Pontefici Benedetto XV e Pio XI.
Alla vigilia del 1° Congresso della nuova "Internazionale cattolica" il card. Gasparri, in risposta all'invio di pubblicazioni, comunica al Presidente della stessa, il Sac. Max Josef Metzger, che il Papa ha concesso la richiesta Benedizione Apostolica[27].
Sempre in riferimento al 1° Congresso della IKa, giungono numerosi attestati di sostegno da parte di presuli: tra tutti citiamo la lettera dell'allora Nunzio apostolico in Germania, Eugenio Pacelli, il futuro Papa Pio XII[28].
Maggiori notizie sui rapporti tra Papa Benedetto XV e l'Esperanto ci vengono
fornite dal numero di novembre del 1922 di Espero Katolika (p. 17). Il
dottor Smulders (uno dei pionieri dell'IKUE, tra i rifondatori dell'IKUE dopo
la pausa della "Internazionale cattolica") scrive infatti nel suo articolo "Papa
Benedetto XV e l'Esperanto": "Come segretario del 6° Congresso internazionale
dell'IKUE a L'Aja, Agosto 1920, incaricai Padre Bianchini, il segretario generale
dell'IKUE, di chiedere prima del nostro Congresso un'Udienza dal Papa, poiché
quel Congresso era il primo
(che si teneva) durante il Pontificato di
Benedetto XV. Padre Bianchini mi rispose fra l'altro il 4 giugno 1920, così:
- L'attuale Pontefice Benedetto XV è molto favorevole (personalmente) all'Esperanto;
ho parlato con Lui nel novembre del 1910, quando Egli era Arcivescovo di Bologna,
e si mostrò molto favorevole alla nostra Lingua e auspicò che nella Sua Diocesi
ci fosse almeno un sacerdote professore di Esperanto, perché, disse, i sacerdoti
devono essere sempre davanti in tutte le cose utili: volle ascoltare un discorso
(in Esperanto); chiese dettagli ecc. Gli ho inviato umili auguri nel 1916
a nome di tutti gli esperantisti cattolici come segretario generale ed Egli
ha risposto benedicendo; in seguito gli ho inviato qualche copia dell'indirizzario
e della grammatica in latino, ed Egli di nuovo mi ha fatto rispondere benedicendo.
Per questo,
concludeva Padre Bianchini - ritengo che non sarà difficile
ottenere la benedizione papale per il nostro Congresso-
".
L'articolo di Smulders prosegue così: "Su richiesta di Padre Bianchini,
il Professor Alessio è andato dal Papa. Dopo che Sua Santità aveva promesso
di trovare il francese una lingua molto adatta per la diplomazia, Egli prese
coscienza, tramite il Prof. Alessio, dell'attuale situazione del movimento esperantista
"
L'articolo rivela quindi la storia particolare del telegramma papale al 6° Congresso dell'IKUE: "Il Papa promise di inviare la Sua Benedizione, ma a condizione che il contenuto del telegramma a Lui indirizzato (quindi, la richiesta stessa della Benedizione da parte dei Congressisti, N.d.A.) venisse redatto così, come letteralmente comunicato al Prof. Alessio. Questi, subito dopo l'Udienza, nella maniera più accurata possibile annotò il testo del telegramma, come se fosse pressoché dettato dal Papa stesso. All'Aja il Prof. Alessio mi consegnò questo testo chiedendomi di inviarlo in francese senza modifiche a Roma.
Ecco dunque il testo del telegramma degli esperantisti a Papa Benedetto XV,
sono perciò parole del Papa stesso: «A Sua Santità. Gli esperantisti cattolici,
riunitisi per il loro 6° congresso internazionale, che aprirà fra qualche giorno
la sua riunione solenne all'Aja, supplicano da Sua Santità la Benedizione Apostolica,
che sia d'ispirazione per lavorare ferventemente per il trionfo della lingua
ausiliare universale, che ha già tanto successo e che essi intendono usare come
strumento efficace di progresso religioso e sociale e come strumento, dai molti
poteri, di propaganda della religione cattolica tra tutti i popoli
».
Senza frapporre tempo, Papa Benedetto XV fece inviare la risposta contenente la Benedizione apostolica, direttamente a noi"[29].
Fu Papa Pio XI che inviò la terza benedizione di un Pontefice per la rivista Espero Katolika, che giunse l'11 ottobre 1924. Padre Georges Ramboux, redattore della rivista, umilia la richiesta di benedizione su pergamena, che torna dal Vaticano con la concessione della stessa da parte di Papa Pio XI, sottoscritta da mons. Cremonesi.
Stavolta la lingua usata è il francese[30].
Papa Ratti benedirà anche i Congressi dell'IKUE svoltisi sotto il suo pontificato, ad esempio quello del 1926, tenutosi a Spa (in Belgio), con telegramma a firma del Cardinal Gasparri[31].
Il 10 agosto 1927 il Santo Padre riceve in Udienza i partecipanti al 12° Congresso dell'IKUE (tenutosi in due sedi: Assisi e Roma). I congressisti visitano in quell'occasione la tomba di Papa Pio X ricavandone impressioni di profonda commozione[32].
Il 34° Congresso eucaristico internazionale tenuto a Budapest nel 1938 accettò l'Esperanto come lingua ausiliaria. Nel suo ambito si organizzò il primo congresso eucaristico esperantista. Su proposta del futuro cardinale Paolo Yu Pin, allora vicario apostolico di Nanchino, venne inviato un messaggio in Esperanto a Pio XI, il quale rispose il 29 maggio 1938 inviando un telegramma con la benedizione apostolica[33].
Nel corso degli anni ci saranno altre benedizioni apostoliche. Gli esperantisti incontreranno di nuovo un successore di Pietro nel 1950 in occasione del Congresso dell'IKUE svoltosi, in quell'Anno Santo, a Roma[34]. Il 16 agosto, nella Basilica di San Pietro, durante l'Udienza generale, Pio XII incontra il gruppo dei congressisti[35].
L'allora Presidente dell'IKUE, il sacerdote belga Alfons Beckers, ha il grande
onore di presentare a Sua Santità alcune pubblicazioni cattoliche in
Esperanto[36]. L'incontro verrà
in seguito raccontato dallo stesso Beckers in questi termini: "Ebbi l'onore
di donare al Papa diversi libri in Esperanto, fra i quali "La storia di Cristo"
del Papini. Mi sono rivolto a Sua Santità in francese. Mi rispose nella
stessa lingua che Egli era molto contento per questo dono dei cattolici esperantisti.
Egli ha ascoltato con interesse le mie parole e ha dato al nostro movimento
la Sua cordiale simpatia e benedizione
"[37].
Gli esperantisti cattolici torneranno per la terza volta a riunirsi in Congresso
a Roma nel 1962. Stavolta l'incontro con il Santo Padre, Giovanni XXIII, è
segnato da un curioso episodio provocato dagli esperantisti stessi. Mercoledì
15 agosto (alle 10.30) i congressisti partecipano all'incontro dei pellegrini
con Papa Giovanni nel cortile del Palazzo apostolico di Castelgandolfo[38].
E accade quello che ci fa sapere Espero Katolika nel numero dedicato
al Congresso del 1962: "Quando il Papa ha detto in italiano di essere molto
contento della presenza del gran gruppo dei cattolici esperantisti, è
esploso un così fragoroso e lungo applauso che noi non sappiamo cosa
il Santo Padre volesse ancora dirci, perché quando Egli poté continuare
il suo discorso, già parlava di altro tema. Di sicuro moltissimi hanno
afferrato solo la parola "esperantisti" e questo è stato sufficiente
per far partire quel rumoroso applauso
"[39].
Il curioso episodio del 1962 avrebbe potuto ripetersi nel 1975, quando l'IKUE tiene ancora il suo Congresso a Roma, di nuovo in occasione dell'Anno Santo, e si reca, stavolta in Piazza San Pietro, per partecipare all'Udienza generale del 12 agosto 1975.
L'esperienza ha insegnato: racconta infatti Padre Giacinto Jacobitti, organizzatore
del Congresso: "Ci ricordavamo che nel corso del Congresso del '62, quando
Papa Giovanni XXIII stava per parlare agli esperantisti, questi non si trattennero
più e il fragoroso applauso che esplose coprì le ultime parole
del Papa, per quanto egli chiedesse ascolto con un gesto. Gli esperantisti speravano
che il Papa attendesse la fine di quella gioiosa espressione, ma così
non fu. Avvertimmo i nostri amici, ma avemmo anche paura che se ne sarebbero
dimenticati
"[40].
Ma gli esperantisti non se ne dimenticarono: ascoltando la registrazione di
quell'Udienza colpisce la sobrietà degli applausi, anche se, al termine del
saluto che Paolo VI rivolge al Congresso, una voce anonima grida: "Viva il Papa
"
in Esperanto, e lo grida così ad alta voce che la frase si è registrata nel
microfono della Radio Vaticana posto davanti al Santo Padre.
Paolo VI cita gli esperantisti due volte. La prima nel corso della presentazione
dei vari gruppi presenti all'Udienza (vale la pena di fare un inciso: prima
di menzionare la presenza degli esperantisti, il Santo Padre si era rivolto
ai pellegrini polacchi, salutandoli nella loro lingua). Le parole di Papa Montini
hanno un tono molto paterno e di simpatia. Disse infatti il Santo Padre: "Un
altro gruppo internazionale che saluteremo subito con una parola particolare
è quello dei partecipanti al congresso internazionale degli esperantisti
cattolici. Vedete, hanno la bandiera verde che è il segno della speranza.
Sono gli esperantisti
"[41].
Il saluto ufficiale avviene dopo la catechesi prevista: "Non vogliamo terminare
questa parte senza rivolgere il saluto e augurio ai partecipanti al congresso
internazionale degli esperantisti cattolici. Ai vostri particolari intenti culturali
voi avete voluto aggiungere una nota squisitamente religiosa, inserendovi nello
spirito del Giubileo, che a tutti gli uomini di buona volontà parla di
rinnovamento, di conversione, di ritrovato contatto con Dio che ama e perdona.
Questo spirito vi guidi nella promozione della fratellanza e della comprensione
tra i vari popoli di diverse lingue, secondo il programma che vi distingue;
è il nostro augurio sincero, che avvaloriamo con la nostra Benedizione
Apostolica, propiziatrice dei doni del Signore
"[42].
Undici anni prima Paolo VI aveva già benedetto personalmente gli esperantisti.
Infatti, il 19 maggio 1964 Sua Santità ricevette in udienza privata il
Presidente dell'IKUE, il già citato Rev.do Alfons Beckers con altre 6
persone (fra cui il P. Jacobitti, diplomatico organizzatore dell'incontro).
Il racconto del sac. Beckers fa sapere che "il Papa ha dimostrato un vivace
interesse per il movimento cattolico esperantista. Ha riconosciuto la necessità
e l'utilità dell'Esperanto e sosterrà una lingua che rende possibile
la intercomprensione fra i popoli, e che acceleri l'armonia e la pace. [...]
Egli ha anche convenuto che in quest'epoca del movimento ecumenico, l'Esperanto
può essere assai utile alla Chiesa. Si studierà la possibilità
di introdurre l'Esperanto nelle trasmissioni di Radio Vaticana
"[43].
Maggiori notizie sono fornite da un'altra partecipante, la professoressa Rosa
Maudente, di Bologna: "Durante l'Udienza il Papa parlava con ognuno di noi.
Abbiamo ascoltato con emozione le sue domande sull'Esperanto, sul numero dei
suoi membri, le nazioni dove è più diffuso. Parlando in francese
con Padre Beckers e la Sig.na Champy (la tesoriera dell'IKUE) egli ha mostrato
interesse per l'IKUE e per l'idoneità dell'Esperanto che promuove l'armonia
e la pace tra i popoli ed è così congruente con lo spirito ecumenico
della nostra epoca. Padre Jacobitti, dal canto suo, ha proposto l'introduzione
dell'Esperanto fra le lingue usate dalla Radio Vaticana per una più vasta
diffusione delle informazioni cattoliche; e il Papa si è mostrato molto
sorpreso sentendo che l'Esperanto è così diffusamente conosciuto
ad oriente come a occidente. Ha detto che la Chiesa guarda con favore e incoraggia
ogni sforzo per la comprensione fra i popoli
"[44].
La richiesta introduzione dell'Esperanto nelle trasmissioni di Radio Vaticana si realizzerà nel 1977, mentre dal 1966 viene per la prima volta ufficialmente autorizzato l'uso dell'Esperanto nella Liturgia.
Mons. Bugnini, segretario del Consiglio per la Liturgia, in una lettera del
26 aprile 1966 scrive al P. Jacobitti "che il Santo Padre, nell'Udienza del
21 aprile 1966, ha concesso che l'Unione esperantisti cattolici, in occasione
di adunanze, convegni e congressi, possa usare l'Esperanto nelle letture e nella oratio fidelium della Messa
"[45].
L'ultima iniziativa personale per gli esperantisti di Papa Paolo VI fu il permesso di celebrare in Esperanto durante il 37° Congresso dell'IKUE (1977) a Czestochowa (Polonia), nonostante l'interruzione temporanea dell'uso dell'Esperanto nella liturgia decisa dalla Congregazione per i sacramenti e il culto divino[46].
L'archivio dell'IKUE conserva il telegramma in latino a firma del Cardinal Innocenti con cui si comunicava all'allora Arcivescovo di Cracovia, il cardinale Karol Wojtyla, alto patrono del Congresso IKUE a Czestochowa, la benigna concessione di Paolo VI di celebrare la Messa in Esperanto durante il predetto Congresso[47], mentre un altro telegramma, a firma del Cardinal Villot, segretario di Stato di Sua Santità, ancora in latino, comunica la benedizione apostolica ai Congressisti[48].
Nel suo messaggio al Congresso il Cardinal Wojtyla scrive: "Una fede e un
amore vi aiuti ad unire il mondo spezzato in un unico gregge sotto un unico
Pastore. Una lingua internazionale - l'Esperanto- serva anche efficacemente
a questo nobile scopo
"[49].
Pochi mesi dopo il Congresso IKUE Paolo VI muore. Anche il suo successore,
Papa Luciani, benedice il movimento cattolico esperantista. Il cardinale Villot
risponde con questo telegramma del 12 settembre 1978 ai voti filiali di augurio
rivolti al nuovo Papa, Giovanni Paolo I, dal Presidente dell'IKUE a nome di
tutti gli esperantisti cattolici: "Gentile messaggio ha recato al Santo Padre
nella circostanza Sua elevazione cattedra di Pietro fervidi auguri et sentimenti
venerazione particolarmente graditi che Egli ricambia di cuore con invocazione
abbondanti grazie celesti et auspicio cristiana serena prosperità
"[50].
Quando l'arcivescovo metropolita di Cracovia diviene Papa con il nome di Giovanni Paolo II, alla sorpresa generale per il primo papa non italiano da Adriano VI in poi, si aggiunge la sorpresa e la gioia degli esperantisti cattolici, particolarmente, è ovvio, di quelli polacchi, che, come abbiamo sentito, avevano avuto da tempo contatti personali
con Karol Wojtyla. Uno di questi contatti è la lettera autografa in
polacco che il Cardinal Wojtyla scrisse al Presidente dell'IKUE in occasione
del 75° anniversario della pubblicazione della rivista Espero Katolika:
"auguro di cuore
- scrive il futuro Papa - al Presidente e a tutti
i membri dell'Internacia Katolika Unuièo Esperantista la benedizione
divina nel lavoro per il bene della Chiesa e delle anime e anche la più
grande fioritura della vostra azione nel mondo
"[51].
Anche Giovanni Paolo II incoraggia in varie occasioni il movimento esperantista.
Egli è anche il primo Papa che abbia mai parlato in Esperanto nel corso di una
cerimonia pubblica. Si tratta dell'incontro in occasione della Giornata mondiale
della gioventù che nel 1991 si tiene a Czestochowa. Di fronte a un milione di
giovani la sera del 14 agosto Giovanni Paolo II dice in Esperanto: "Do anche
in Esperanto il benvenuto ai giovani pellegrini di tutto il mondo, in questa
giornata di fratellanza universale, che ci vede uniti come figli di uno stesso
Padre nel nome di Cristo, verità dell'uomo!
".
Il giorno successivo, alla chiusura delle celebrazioni, il Papa indirizza di
nuovo i suoi saluti in più lingue ai giovani presenti a Czestochowa.
In Esperanto dice: "Carissimi giovani! L'esperienza di fede, vissuta ai piedi
della "Madonna Nera", rimanga impressa in modo indelebile nei vostri cuori.
Maria Santissima vi accompagni
!"[52].
Non resteranno queste le uniche espressioni rivolte in Esperanto da Giovanni Paolo II: dal 1994 gli auguri in Esperanto si sono aggiunti a quelli in più lingue pronunciati dal Santo Padre prima della Benedizione "Urbi et orbi" a Pasqua e a Natale[53].
L'autorizzazione provvisoria per l'uso dell'Esperanto nella liturgia, concessa da Paolo VI nel 1966, si amplierà sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, fino a giungere (nel 1990) alla approvazione piena dell'edizione tipica del Messale e Lezionario per le domeniche e i giorni di festa in Esperanto, da parte della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, sulla base dei poteri ad essa attribuiti da Papa Giovanni Paolo II[54]. Seguirà poco dopo (11 febbraio 1992) il riconoscimento dell'IKUE quale associazione privata di fedeli di diritto pontificio, con decreto del Pontificio Consiglio dei Laici, a firma del Card. Pironio[55].
L'anno prossimo l'IKUE tornerà per la 7a volta a tenere il suo Congresso internazionale a Roma. Si tratterà del suo 50° congresso e sarà ancora una volta l'occasione per il movimento esperantista cattolico di radunarsi attorno al Successore di Pietro per ribadire - come il Presidente della sezione italiana il prof. Mario Sola ha giustamente sottolineato[56] - la propria fedeltà alla guida salda e sicura del successore del capo degli apostoli, nel convinto, amorevole servizio alla Comunione Ecclesiale.
Un'adesione costante che caratterizza tutta la storia del movimento esperantista cattolico e che ha ricevuto da tutti i Pontefici, da San Pio X a Giovanni Paolo II, piena rispondenza, amorevole sostegno, incoraggiamento paterno.
Voglio chiudere questo mio intervento così come l'ho iniziato: con un ricordo di Papa Pio X, perché ci troviamo nel novantesimo dalla prima Udienza concessa da un Pontefice agli esperantisti, ma soprattutto perché ci troviamo in questi luoghi così legati strettamente alla Sua memoria. Leggiamo ancora nella rivista Espero Katolika, nel numero di giugno del 1911:
Sua Santità si interessò molto del meraviglioso successo dell'aviatore francese
Beaumont, vincitore del volo aereo Parigi-Roma. "Fatemi sapere quando starà
per arrivare
- disse al suo seguito - Vorrei vederlo e salutare quel
caro figliolo ... Voglio dare il saluto della Chiesa cattolica a questo nuovo
progresso...
".
Dall'Osservatorio del Vaticano si intravide un puntino nero, che rapidamente andava, poco a poco, ingrandendosi. L'aviatore francese era in arrivo e già sorvolava la Campagna romana.
Il cardinale Merry del Val avvertì Sua Santità. Pio X si avvicinò al balcone
e ammirò il bellissimo volteggiare dell'areoplano che ben presto volò attorno
a San Pietro. Pio X fece un gesto di benedizione paterna e rivolto al cardinale
disse: "Sono felice, perché ho visto adesso una delle più belle realizzazioni
di questo secolo
".
La nostra rivista commentava: c'è in questo semplice gesto del nostro Papa un insegnamento e un esempio per coloro che combattono la nostra fede ripetendo senza fine che la Chiesa è nemica del progresso.
San Pio X vide questo progresso e lo benedì, come vide i primi passi dell'Esperanto
e li benedì, primo tra i pontefici, con la frase profetica l'Esperanto ha
un grande avvenire davanti a sé
.
Se noi siamo qui oggi, lo dobbiamo anche alla profetica visione di Papa Sarto, Patrono celeste degli esperantisti cattolici.
Carlo Sarandrea
Roma, 22 agosto 1996
[1] Di certo riferite alla situazione religiosa del tempo in Francia (N.d.A.).
[2] Espero Katolika, organo dell'Unione internazionale cattolica esperantista, novembre 1903, p. 14.
[3] Espero Katolika, ottobre l903, p. l. La traduzione in italiano è quella di Maria Cangiano, pubblicata nel "Bulteno de la Roma Ueci-Grupo" (Bollettino del Gruppo IKUE di Roma), n. 48, settembre-ottobre 1989.
[4] L'aneddoto è citato nella Conferenza "San Pio X e l'Esperanto", tenuta dal prof. Luigi Minnaja a Roma nel 1954 e il cui testo è successivamente apparso nelle riviste Katolika Sento, organo della sezione italiana dell'IKUE (febbraio 1972, n. 2, p. 28) ed Espero Katolika (febbraio 1972, p. 36).
[5] cfr. ELIO MIGLIORINI, L'Esperanto a Roma, p. 3
[6] Oggi questo libro è conservato nella sede centrale dell'IKUE, in Roma.
[7] Espero Katolika, ottobre 1906, p. 3.
[8] Espero Katolika, luglio 1922, p. 288.
[9] "Domenica 11 agosto alle 9.30 ebbe luogo una Messa
speciale per i cattolici esperantisti nella "Chiesa di Nostra Signora e dei
Martiri inglesi". Padre Richardson tenne l'omelia al posto dell'assente Giambene,
tenuto a Roma da gravi impegni, e lesse prima questo telegramma ricevuto da
Roma: «Santo Padre permette. Richardson dare in Suo nome la Benedizione
Papale dopo omelia, Liturgia cattolica, soltanto se Vescovo acconsentirà.
Lettere Rescritte seguiranno. Giambene
»" (Espero Katolika,
ottobre 1908, p. 2)
[10] Espero Katolika, giugno 1910, p. 233. Notizie tratte dall'omelia del Sac. Richardson nel corso del 1° Congresso dell'IKUE.
[11] Direttore del "Real Istituto per i ciechi" di Woluwe (Bruxelles, Belgio). Da Espero Katolika del novembre 1921, p. 17 veniamo a sapere che al Congresso internazionale dei non vedenti egli era il delegato ufficiale del Governo belga. L'articolo da cui abbiamo preso questa informazione contiene però un'inesattezza: si parla del Cairo (invece di Napoli) come città ospitante il Congresso.
[12] Espero Katolika, aprile 1909, p. 81.
[13] Espero Katolika, numero speciale 1909 (agosto), p. 197.
[14] Gianfranco Cardone, "Il movimento esperantista cattolico in Italia, storia dei rapporti tra Stato e Chiesa", tesi di laurea, Torino 1974, p. 60.
[15] Continuano le ricerche storiografiche per conoscere
il testo esatto di questa frase. Infatti il citato articolo del 1922 dice testualmente:
"Papo Pio X ankaù bonvolis konsenti pri la utileco de Esperanto...
"
(Papa Pio X ebbe la cortesia di essere d'accordo sull'utilità dell'Esperanto...)
ciò spinge a ritenere che il Santo Padre abbia soltanto risposto con
un semplice sì a una constatazione fatta dal Giambene. Espero Katolika
riferisce questa frase per la prima volta nel numero di maggio 1920, p. 92,
senza alcun'altra indicazione. Essa è poi citata in molte altre fonti
tra cui il Libretto del 23° Congresso IKUE e l'articolo "II Beato Pio X e l'Esperanto"
di Mons. G. Roschini, pubblicato nell'Osservatore romano del 23 settembre 1951
(n. 221 (27767), p. 2), in una versione leggermente diversa: "Io vedo nell'Esperanto
un valido mezzo per mantenere l'unità dei cattolici di tutto il mondo
".
[16] Espero Katolika, aprile-maggio 1910, p.
202. La prolusione al Congresso, tenuta dal Prof. Gustave Gautherot, dell'Istituto
cattolico di Esperanto, il 30 marzo 1910 fa conoscere un ulteriore dettaglio
della famosa Udienza "pre-congressuale" concessa al Giambene: "Pio X... pochi
giorni fa, al prelato romano incaricato di illustrargli prima i lavori di questo
Congresso, volle dire Egli stesso la sua contentezza perché vedeva nel
programma una relazione sulla Unità delle Chiese
" (Espero Katolika,
luglio 1910, p. 264).
[17] Espero Katolika, aprile-maggio 1910, p. 208.
[18] Il prelato Alessandro Giesswein, ungherese, presidente del Congresso, fu latore della benedizione e dell'indulgenza, comunicategli in Roma dal Santo Padre stesso (Espero Katolika, luglio 1912, p. 246).
[19] Espero Katolika, aprile 1913, p. 121.
[20] La pergamena è riprodotta nell'ultimo numero di Espero Katolika apparso alla vigilia della 1a Guerra mondiale (luglio-agosto 1914, p. 285).
[21] Gianfranco Cardone, op. cit. p. 60. La notizia
è comunicata anche dall'Osservatore romano del 25 ottobre 1951 (n. 248
(27794) p. 1, col. 1 ): "Pio X patrono del Movimento esperantista cattolico.
Monaco, ottobre. Durante il recente congresso internazionale degli Esperantisti
cattolici che è stato tenuto a Monaco e al quale hanno partecipato 200
rappresentanti di undici Nazioni, è stata fatta all'unanimità
la proposta di eleggere a Santo patrono del Movimento degli esperantisti cattolici
Pio X, che fu un promotore dell'Esperanto
".
[22] Dalla Conferenza "San Pio X e l'Esperanto", del prof. Luigi Minnaja (vedasi nota 4). Cfr. "L'Esperanto", organo della Federazione esperantista italiana, giugno 1955, p. 74.
[23] Gianfranco Cardone, op. cit. p. 60. Anche in Luigi
Minnaja, op. cit. La rivista "L'Esperanto" (luglio-agosto 1956, p. 10) riferisce
così i fatti. "L'inaugurazione della lapide avviene alle ore l8, nella
chiesa provvisoria dedicata a Pio X, in attesa della costruzione del nuovo Tempio
".
II testo della lapide è: "Come dalla modesta sua santa casa / Giuseppe
Sarto / partì umile sacerdote / ricco solo del favore di Dio / raggiunse
un'altissima paternità universale / chiamandosi Pio X / così da
questa modesta chiesetta / dedicata a Lui Santo / parta la Sua seconda benedizione
al mondo / per mezzo dell'Esperanto / che Egli predisse / come il più
forte legame universale / fra la figliolanza cattolica / e per la intercomprensione
amorevole dell'umanità". 2. 8. 1955 / Durante il 40° Congresso italiano
di Esperanto
". Vedasi anche Espero Katolika, ottobre 1955, p. 97
e il "Libro-ricordo del 40° Congresso universale di Esperanto".
[24] Anche per questo Congresso era giunta la benedizione apostolica di Pio X (Espero Katolika, luglio-agosto 1914, p. 245).
[25] Espero Katolika, ottobre 1920, p. 225-228.
II testo integrale della lettera, indirizzata al Rev.do Francesco Meštan,
delle Scuole Pie, allora direttore di Espero Katolika, è: "Segreteria
di Stato di Sua Santità, N° B-10201 da citarsi nella risposta. Dal Vaticano,
20 augusti 1920. Rev.me Domine. Quos nuper editos Ephemeridis "Espero Katolika"
numeros Romam Pontifici, tuo aliorumque scriptorum nomine, obtulisti. Is benigno
libentique animo excipere dignatus est; compertum enim est Illi vos optimum
praestituisse vobis finem, christianae nempe culturae diffusionem.
Augustus Pontifex, vestro erga Christi Vicarium obsequio plurimum gavisus, ex
corde vobis gratulatur et debitas gratias persolvit.
Interea fausta cuncta adprecatus, praesertim ut fructus uberrimos in Dei gloriam
et animarum utilitatem ex opere, cui intercumbitis, referatis, Benedictionem
Apostolicam, quae sit supenorum bonorum et paternae benevolentiae signum, vobis
amanter impertitur.
Ego vero haec tibi renuntians, sensus existimationis meae in te profiteor, quibus
sum et permanere gaudeo tibi. Addictissimus V. C. Gasparri.
[26] Il telegramma era redatto in francese: "Saint
Père, agréant hommage filial devouément des esperantistes
catholiques rèunis sixième congres international et expression
dezirs dont ils sont animés, leur accorde benediction apostolique implorée.
Card. Gasparri
" (Espero Katolika, agosto-settembre 1920, p.191).
[27] Espero Katolika, febbraio 1921, p. 27.
[28] Purtroppo Espero Katolika (marzo 1921, p. 54) riporta solo un frammento della lettera: "Nunziatura apostolica - Monaco. Il sottoscritto Nunzio apostolico con grande gioia ha saputo del lavoro della "Internazionale cattolica", ispirato dallo spirito della riconciliazione tra i popoli... Eugenio Pacelli, arcivescovo di Sardes, Nunzio apostolico".
[29] Questo articolo del dott. Smulders fu motivato dall'intenzione di voler precisare che il Santo Padre aveva inviato la sua benedizione al Congresso dell'IKUE e non all'"Internazionale cattolica", che proprio in quel Congresso dell'Aja vide la luce.
[30] Espero Katolika, dicembre 1924, p. 50.
[31] Il telegramma, datato 16 agosto l926 c indirizzato
al Presidente del Congresso cattolico esperantista dice: "In occasione vostro
11° congresso dedicato ai mezzi per conservare la gioventù in Cristo,
il Santo Padre di cuore invia, con auguri paterni per la fruttuosità
delle vostre riunioni di lavoro, la richiesta Benedizione apostolica. Cardinal
Gasparri
" (vedasi Espero Katolika, ottobre 1926, p.1).
[32] Espero Katolika, novembre 1927, p. 239.
[33] Gianfranco Cardone, op. cit., p. 50.
[34] L'Osservatore romano del 17-18 agosto 1950 (n.
190 (27430), p. 3, 4a col.) annunciò così il Congresso
IKUE: "Il congresso internazionale degli esperantisti cattolici. Ieri mattina
si è inaugurato in Campidoglio nella Sala della Protomoteca, il XXII
Congresso internazionale degli esperantisti cattolici. Il pro-Sindaco Andreoli
ha porto nome di Roma il saluto augurale a tutti i convenuti. Hanno quindi parlato
in Esperanto il Presidente del Congresso, prof. Padre Carolfi, il vice presidente
Beckers e rappresentanti di diverse nazioni
".
[35] Ancora dall'Osservatore Romano, del 18 agosto
1950 (n. 192 (27432), p. 1): "Fra i presenti all'Udienza generale del 17
agosto i partecipanti al XXIII
(sic !) Congresso internazionale degli
Esperantisti cattolici
". La pagina 4 dello stesso numero del giornale sotto
il titolo "Pellegrini per l'Anno Santo
", pubblica fra le altre foto de
"il Gruppo degli esperantisti in devota adunanza al Colosseo
".
[36] Espero Katolika, settembre 1950, p. 53.
[37] Espero Katolika, febbraio l951, p. 12.
[38] Così l'Osservatore romano del 17-18/8/1962
(n. 187 (31061), p. 2, 6a col.), riferendo delle intense giornate
di Papa Giovanni per l'Assunta, parla della presenza degli esperantisti, fra
i tanti gruppi di pellegrini presenti a Castelgandolfo: "Altro gruppo rilevante,
quello del 29o congresso internazionale degli esperantisti cattolici,
che tiene in Roma, in questi giorni, le sue riunioni. V'erano delegati di 20
nazioni, guidati dal Presidente del Comitato organizzatore, Padre Giacinto Jacobitti
O. P.
". (Ci piace segnalare una singolare coincidenza: nel discorso ai parrocchiani
di Castelgandolfo che Papa Giovanni tiene nella mattina di quello stesso giorno,
esattamente un'ora prima di salutare gli esperantisti, egli ricorda la sua visita
del novembre 1957 "alla città di Pio X, a Riese
").
[39] Espero Katolika, ottobre 1952, p. 184.
[40] Katolika Sento, settembre 1975, p. 200.
[41] Nostra trascrizione dalla registrazione dell'Udienza.
[42] Insegnamenti di Paolo VI, XIII, 1975, p. 840-841. Vedasi pure L'Osservatore romano del I5 agosto 1975 (n.188 (34968) p. 2).
[43] Espero Katolika, giugno 1964, p. 61.
[44] Espero Katolika, luglio-agosto 1964, p. 75-76.
[45] Testo della lettera citata, riprodotta nel "Bulteno de la roma Ueci-grupo", n. 15, gennaio 1984, p.16.
[46] Vedasi "Papa Paolo VI e l'Esperanto", in Espero Katolika, ottobre-novembre 1978, p. 188.
[47] Ecco il testo originale del telegramma: "Cardinale
Karol Wojtyla, ul. Franciszkancka 3, Krakow. Tecum communicare placet summum
pontificem benigne concessisse occasione congressus esperantici Czestochoviensis
mense augusti huius anni ut Missa pro sodalibus celebrari valeat pro hac vice
lingua esperantistica sub responsabilitate eminentiae tuae. Tibi addictissimus
Antonius Innocenti Archiepiscopus secretarius
".
[48] Il telegramma è indirizzato ancora al Cardinal
Wojtyla, con l'aggiunta nell'indirizzo dell'indicazione in Esperanto "IKUE Kongreso
Czestochowa". II testo dice: "Summus Pontifex sodalibus XXXVII conventus
internationalis catholicorum linguae Zamenhofianae cultorum paterni animi sensus
declarans petitam benedictionem apostolicam caelestis auxilii auspicem peramenter
impertit. Cardinalis Villot
".
[49] "Giovanni Paolo II e l'Esperanto", in Espero Katolika, n. 12, 1978, p. 214.
[50] Dall'archivio IKUE
[51] Espero Katolika, n. 8, 1978, p. 132. Anche questo originale è conservato nell'Archivio IKUE.
[52] Supplemento a "L'Osservatore romano" del 19-20
agosto 1991, riprodotto in Espero Katolika, n. 8, 1991, p. 132. Le parole
in Esperanto del primo saluto sono: "Mi donas ankaù en Esperanto bonvenan
saluton al la junaj pilgrimantoj el la tuta mondo, en òi tiu tago de
universala frateco, kiu vidas nin unuigitaj kiel filoj de unu sama Patro en
la nomo de Kristo, vero de la homo!
". II testo in Esperanto del secondo
saluto in Esperanto è: "Karegaj junuloj! La sperto de kredo, travivita
òe la piedoj de la "Nigra Madono", restu neforigeble gravurita en viaj
koroj. Sanktega Maria akompanu vin!
". La traduzione in italiano è
quella fornita ai giornalisti dalla Sala stampa vaticana.
[53] Espero Katolika, gennaio-maggio 1994, p. 13 e ss.
[54] Vedasi "Il primo traguardo è raggiunto" in Espero Katolika, n. 1, 1991, p. 3.
[55] Vedasi "Passo dopo passo, con pazienza e decisione" in Espero Katolika, n. 1-2, 1992, p.15 e ss.
[56] Vedasi editoriale "Fedeli a Pietro", in Katolika Sento, n. 3, maggio-giugno 1996.
ultimo aggiornamento: 03.08.2007