(1904)
Per celebrare il cinquantenario del dogma della Immacolata Concezione[1]
Il Corso del tempo ci condurrà tra pochi mesi al giorno d'incomparabile letizia allorché, cinquant'anni or sono, circondato da una magnifica corona di Cardinali e di Vescovi, il Nostro Predecessore Pio IX, Pontefice di santa memoria, dichiarò e proclamò quale rivelazione divina per l'autorità del magistero apostolico, che Maria è stata, fin dal primo istante della Sua concezione, totalmente immune dal peccato originale. Proclamazione che nessuno ignora essere stata accolta da tutti i fedeli dell'universo con tale gioia e entusiasmo quale non si ebbe mai a memoria d'uomo e con manifestazione di fede, sia nei riguardi dell'Augusta Madre di Dio, sia per il Vicario di Gesù Cristo, così grandiosa e così unanime.
Oggi, Venerabili Fratelli, benché alla distanza di mezzo secolo, non possiamo sperare che il rinnovato ricordo della Vergine Immacolata provochi nelle nostre anime come una eco di quelle sante letizie e rinnovelli gli spettacoli magnifici di fede e d'amore verso l'Augusta Madre di Dio, spettacoli che si videro in questo passato già lontano? Ciò che Ce lo farebbe desiderare ardentemente è un sentimento, che Noi abbiamo sempre nutrito nel Nostro cuore, di devozione verso la Beata Vergine ed insieme di gratitudine profonda per i suoi benefizi.
Ciò che d'altra parte Ce ne darebbe la certezza è lo zelo
dei cattolici, sempre vigile e sempre pronto e preparato ad ogni testimonianza
d'amore da rendersi alla Grande Madre di Dio; e non vogliamo dissimulare che
un'altra cosa ravviva grandemente questo Nostro desiderio: è che Ci sembra,
se dobbiamo credere a un segreto Nostro istinto, che vi possiamo promettere
il prossimo avverarsi di alte speranze nelle quali fu concepita, dal Nostro
Predecessore Pio IX e da tutto l'episcopato, la definizione solenne del dogma
dell'Immacolata Concezione. Queste speranze invero vi sono pochi che non si
dolgano di non averle viste avverarsi e che non invochino le parole di Geremia:
«Noi abbiamo atteso la pace e questo bene non è venuto; il tempo della guarigione
ed ecco il terrore
». Ma non bisogna tacciare di poca fede gli uomini
che trascurano di approfondire o di considerare sotto la loro vera luce le opere
di Dio? Chi potrebbe infatti contare, chi valutare i tesori segreti di grazia
che durante tutto questo tempo Iddio ha versato nella sua Chiesa per la preghiera
della Vergine? E, lasciando a parte ciò, che dire del Concilio Vaticano così
ammirabile di opportunità e della definizione dell'infallibilità Pontificia,
formulata cosi a buon punto di fronte agli errori che stavano per sorgere? E
di questo slancio di pietà che, cosa nuova e inaudita, ha fatto affluire da
tanto tempo ai piedi del Vicario di Cristo, per venerarlo al suo cospetto, i
fedeli di ogni lingua e di ogni parte? E non è un mirabile effetto della Divina
Provvidenza, che i Nostri due Predecessori, Pio IX e Leone XIII, abbiano potuto
in tempi così torbidi governare santamente la Chiesa, per un periodo così lungo
quale prima non era stato concesso ad altro Pontificato? Al che bisogna aggiungere
che non appena Pio IX aveva affermato la fede cattolica nella Concezione senza
macchia della Madre di Dio, nella città di Lourdes si iniziavano le meravigliose
manifestazioni della Vergine che furono l'origine dei templi elevati in onore
dell'Immacolata Madre di Dio, opere di alta magnificenza e d'immenso lavoro,
nei quali prodigi quotidiani, dovuti alla Sua intercessione, forniscono splendidi
argomenti per combattere l'attuale incredulità umana. Tanti e così insigni benefizi
accordati da Dio per le pietose sollecitazioni della Benigna Vergine durante
i cinquant'anni che stanno per compiersi, non debbono farci sperare la salute
per un tempo più vicino di quanto non abbiamo creduto? Così che, come ce l'insegna
una legge della Provvidenza Divina, gli estremi mali non sono mai lontani dalla
prossima liberazione: «Il suo tempo è vicino e i suoi giorni non sono
lontani. Poiché il Signore prenderà Giacobbe sotto la sua pietà e avrà ancora
il suo eletto in Israele
». È dunque completa fiducia che li sostiene di
poter dire fra poco: «Il Signore ha infranto le verghe degli empi. La terra
è nella pace e nel silenzio, essa si allieta ed esulta
».
Ma se il cinquantesimo anniversario dell'atto Pontificio
per il quale fu dichiarata senza macchia la Concezione di Maria, deve provocare
nel seno del popolo cristiano ardente entusiasmo, la ragione è soprattutto nella
necessità che abbiamo esposta nella Nostra precedente Enciclica. Noi vogliamo
dire di «tutto restaurare in Gesù Cristo
». Poiché chi non accetta che
non vi è strada più sicura né più facile se non quella di Maria, per la quale
gli uomini possono arrivare fino a Cristo e ottenere mediante Gesù Cristo questa
perfetta adozione filiale che rende santi e senza macchia allo sguardo di Dio?
Certo, se è stato detto veramente alla Vergine: «O Beata
che avete, creduto, perché le cose che Vi sono state dette dal Signore si avvereranno
»,
e cioè che Ella concepirebbe e darebbe alla luce il Figlio di Dio; se, conseguentemente,
Ella ha accolto nel suo seno Colui che per natura è verità, di modo che «generato
in un ordine nuovo... invisibile in sé, si rese visibile a noi
»; dal momento che il Figlio di Dio è l'Autore e il Consumatore della nostra
fede, è necessario che la Madre sia conosciuta come partecipante dei Divini
Misteri e in qualche modo la loro custode e che su di Lei, come sul più nobile
fondamento, dopo Gesù Cristo, riposi la fede di tutti i secoli. Come potrebbe
essere altrimenti? Dio non avrebbe potuto per altra via mandarci il riparatore
dell'umanità e il fondatore della fede? Ma dato che è piaciuto all'eterna Provvidenza
del Signore che l'Uomo-Dio ci sia stato dato per il tramite di Maria e poiché
questa avendolo ricevuto dalla feconda virtù dello Spirito Santo l'ha portato
realmente nel suo seno, non ci rimane che ricevere Gesù dalle mani di Maria.
Così noi vediamo nelle Sante Scritture, ovunque ci è profetizzata la grazia
che deve giungere, dovunque o quasi il Salvatore degli Uomini vi appare insieme
alla Sua Santissima Madre. Uscirà l'Agnello dominatore della terra, ma dalla
pietra del deserto; il fiore crescerà, ma dalla radice di Jesse[2].
Adamo trattiene le lacrime che la maledizione strappava al suo cuore, quando
vede Maria nel futuro schiacciare la testa del serpente; Maria è oggetto del
pensiero di Noè chiuso nell'arca liberatrice; di Abramo arrestato nel momento
di immolare suo figlio; di Giacobbe quando vede la scala dove salgono e scendono
gli angeli; di Mosè in ammirazione davanti al cespuglio che arde senza consumarsi;
di Davide cantando e danzando nel ricondurre l'Arca Santa; di Elia vedendo la
piccola nube che sale dal mare. E senza aggiungere altro, noi troviamo sempre
Maria dopo Cristo nella legge, nella verità delle immagini e delle profezie[3]. Che appartenga alla Vergine, a Lei soprattutto, di condurci
alla conoscenza di Cristo, non si può dubitare, se si considera fra l'altro
che Ella sola al mondo ha avuto con Lui, come si conviene una madre col figlio,
una comunità di vita di oltre trent'anni. I mirabili misteri della nascita e
dell'infanzia di Cristo, e quelli che si collegano alla Sua assunzione dell'umana
natura, principio e fondamento della Nostra Fede, a chi possono essere stati
rivelati meglio che alla Madre? «Ella conservava e riviveva nel suo cuore
»
ciò che aveva visto fare da Lui a Betlemme, ciò che Ella aveva visto a Gerusalemme
nel Tempio; non solo ma, iniziata al Suo pensiero e ai Suoi segreti progetti,
Ella ha vissuto la vita stessa del Suo Figlio. No, nessuno al mondo quanto Lei
ha conosciuto a fondo Gesù; nessuno è miglior maestro e miglior guida per far
conoscere Cristo.
Di conseguenza, come abbiamo già accennato, nessuno è più
efficace della Vergine per unire gli uomini a Gesù. Se, infatti, secondo la
dottrina del Divino Maestro: «La vita eterna consiste nel conoscere Te che
sei l'unico, il vero Dio e Colui che hai inviato, Gesù Cristo
», come noi
giungiamo attraverso Maria a conoscere Gesù Cristo, cosi pure attraverso Lei
ci è più facile ottenere quella vita di cui Egli è il principio e la fonte.
E ora, se consideriamo un momento quante e urgenti ragioni vi siano perché la Madre Santissima sia con noi generosa di quei tesori, quanto aumenteranno le nostre speranze!
Non è Maria la Madre di Dio? Dunque è anche nostra Madre[4].
Poiché ciascuno deve avere la ferma convinzione che Gesù, Verbo incarnato, è
anche il Salvatore del genere umano. Ora, in quanto Dio Uomo, Egli ha un corpo
come gli altri uomini: in quanto Redentore della nostra razza, ha un Corpo spirituale
o, come si dice, mistico, il quale non è altro che la società
dei cristiani legati a Lui dalla fede. «Numerosi come siamo, formiamo un
solo corpo in Gesù Cristo
». La Vergine non ha concepito il Figlio di Dio
soltanto perché ricevendo da Lei natura umana divenisse uomo; ma anche affinché
diventasse il Salvatore degli uomini appunto per mezzo di quella natura che
aveva ricevuto da Lei. Questa è la spiegazione delle parole degli angeli ai
pastori: «Oggi è nato a voi il Salvatore,
Cristo Signore».
Così, nel casto grembo della Vergine dove ha preso la carne
mortale, Gesù ha preso anche il Corpo spirituale, formato da tutti coloro
«che erano destinati a credere in Lui
»: e si può dire che Maria,
portando in seno Gesù, vi portava anche tutti coloro la vita dei quali era contenuta
nella vita del Salvatore.
Dunque, tutti noi che uniti a Cristo siamo, come dice l'Apostolo:
«le membra del suo corpo formate dalla sua carne e dalle sue ossa
», dobbiamo
considerarci usciti dal grembo della Vergine come un corpo attaccato alla sua
testa.
Per questo in verità noi siamo chiamati, in un senso spirituale
e tutto mistico, i figli di Maria ed Ella, per parte Sua, è madre di noi tutti.
«Madre secondo lo spirito, ma non per questo meno madre delle membra di Gesù
Cristo che siamo noi
».
Se dunque la Beatissima Vergine è nello stesso tempo madre
di Dio e degli uomini, chi può dubitare che Ella non impiegherà tutte le Sue
forze presso Suo Figlio, «testa del Corpo della Chiesa
», perché Egli
diffonda su di noi che ne siamo le membra i doni della Sua grazia, soprattutto
quello di conoscerlo e di «vivere per Lui
»? Ma la Vergine non ha soltanto
la lode di aver fornito «la materia della Sua carne al Figlio unico di Dio
che doveva nascere con membra umane
» e di aver così preparato una vittima
per la salvezza degli uomini; Ella dovette anche custodirla, quella vittima,
nutrirla e presentarla nel giorno stabilito all'altare. Così vi fu tra Maria
e Gesù una continua comunione di vita e di sofferenza, di modo che si può applicare
tanto all'uno che all'altra la sentenza del profeta: «La mia vita si è consumata nel dolore, i miei anni sono trascorsi nei lamenti
». E quando
venne per Gesù l'ultima ora e «Sua Madre stava presso la Croce
», oppressa
dal tragico spettacolo e nello stesso tempo felice «perché Suo Figlio si
immolava per la salvezza del genere umano e d'altronde Ella partecipava talmente
ai Suoi dolori, che Le sarebbe sembrato infinitamente preferibile prendere su
di sé tutti i tormenti del Figlio, se fosse stato possibile
».
La conseguenza di questa comunione di sèntimenti e di sofferenze
fra Maria e Gesù è che Maria «divenne legittimamente degna di riparare l'umana
rovina
» e perciò di dispensare tutti i tesori che Gesù procurò a
noi con la Sua morte e il Suo sangue. Certo, solo Gesù Cristo ha il diritto
proprio e particolare di dispensare quei tesori che sono il frutto esclusivo
della Sua morte, essendo egli per Sua natura il mediatore fra Dio e gli uomini.
Tuttavia, per quella comunione di dolori e d'angoscie, già menzionata tra la
Madre e il Figlio, è stato concesso all'Augusta Vergine di essere «presso
il Suo unico Figlio la potentissima mediatrice[5] e conciliatrice del mondo intiero
». La fonte è dunque Gesù Cristo
e «noi tutti abbiamo derivato qualcosa dalla Sua pienezza; da Lui tutto il
corpo reso compatto in tutte le giunture dalla comunicazione prende gli incrementi
propri del corpo ed è edificato nella carità
». Ma Maria, come osserva giustamente
San Bernardo, è l'«acquedotto
», o anche quella parte per cui il capo
si congiunge col corpo e gli trasmette forza e efficacia; in una parola, il
collo. Dice San Bernardino da Siena[6]:
«Ella è il collo del nostro capo, per mezzo del quale esso comunica al
suo corpo mistico tutti i doni spirituali
». È dunque evidente che noi dobbiamo
attribuire alla Madre di Dio una virtù produttrice di grazie: quella virtù che
è solo di Dio. Tuttavia, poiché Maria supera tutti nella santità e nell'unione
con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo nell'opera di redenzione,
Ella ci procura de congruo, come dicono i teologi, ciò che Gesù Cristo
ci ha procurato de condigno ed è la suprema dispensatrice di grazie.
Gesù «siede alla destra della Maestà Divina nell'altezza dei Cieli
»;
Maria siede regina alla destra di Suo Figlio, «rifugio cosi sicuro e ausilio
cosi fedele in tutti i pericoli, che non si deve temere nulla né disperare sotto
la sua guida, i suoi auspici, la sua protezione e la sua benevolenza
».
Dati questi principi, e per tornare al Nostro proposito,
chi non riconoscerà che giustamente Noi abbiamo affermato che Maria, assidua
compagna di Gesù dalla casa di Nazareth fino al luogo del Calvario, iniziata
più di chiunque altro ai segreti del suo cuore, dispensatrice per diritto di
madre dei tesori dei suoi meriti, è per tutte queste cause l'aiuto più sicuro
ed efficace per arrivare alla conoscenza e all'amore di Gesù Cristo? Una prova
troppo evidente ce ne dànno, ahimè, con la loro condotta, quegli uomini che,
sedotti dagli artifici del demonio o ingannati da false dottrine, credono di
poter fare a meno del soccorso della Vergine. Disgraziati che trascurano Maria
col pretesto di rendere onore a Gesù! Non sanno che non si può «trovare il
Figlio se non con sua Madre
».
Stando così le cose, o Venerabili Fratelli, Noi vogliamo
che mirino a questo scopo tutte le solennità che si preparano per ogni dove
in onore della Santa e Immacolata Concezione di Maria. Nessun omaggio infatti
Le è più gradito e più dolce che la nostra conoscenza e il nostro vero amore
di Gesù Cristo. Folle di fedeli riempiano dunque le Chiese, si celebrino feste
solenni, vi sia gioia nelle città: queste cose sono molto efficaci per ravvivare
la fede. Ma se non si aggiungono a queste cose i sentimenti del cuore, non vi
sarà che pura forma e semplice apparenza di devozione. A questo spettacolo la
Vergine, usando le parole di Gesù Cristo, cosi giustamente ci rimprovererà:
«Questa gente mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me
».
Poiché, infine, è efficace il culto della madre di Dio che
viene spontaneo dal cuore, gli atti del corpo non hanno in questo caso né utilità
né valore, se sono separati dagli impulsi dell'animo. E questi impulsi debbono
essere diretti a quest'unico oggetto: che noi osserviamo pienamente ciò che
comanda il Divino Figlio di Maria. Infatti, se il vero amore è soltanto quello
che ha la virtù di unire le volontà, necessariamente noi dobbiamo avere la stessa
volontà di Maria, cioè di servire Gesù Cristo Nostro Signore. La sapientissima
Vergine fa a noi la stessa raccomandazione che fece ai servitori delle nozze
di Cana: «Fate tutto ciò che Egli vi dirà
». Ecco la parola di Gesù Cristo:
«Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti
». Ciascuno si persuada
dunque che se la devozione che professa verso la Beatissima Vergine non lo trattiene
dal peccato o non gli ispira il desiderio di espiare le sue colpe, si tratta
di una devozione falsa e menzognera, sprovvista del suo effetto e del suo frutto
naturale.
Se qualcuno desidera una conferma a queste cose, può trovarla
facilmente nel dogma stesso dell'Immacolata Concezione di Maria. Infatti, per
tralasciare la tradizione cattolica che è fonte di verità anche essa come le
Sacre Scritture, come mai questa convinzione della Concezione Immacolata della
Vergine è sempre stata casi consona al sentimento cattolico che la si può ritenere
come incorporata e innata nell'anima dei fedeli? Citiamo la risposta di Dionisio
il Certosino[7]: «Abbiamo orrore di dire
che questa creatura femminile destinata a schiacciare un giorno la testa del
serpente, è stata da lui sopraffatta e che, Madre di Dio, è stata figlia del
diavolo
». No: l'intelletto del popolo cristiano non avrebbe potuto concepire
che la carne di Cristo, pura, innocente e senza macchia, avesse avuto origine
nel grembo di Maria da una carne contaminata anche solo per un attimo. E perché
tutto questo, se non per il fatto che Dio è infinitamente lontano dal peccato?
È questa, senza discussione, l'origine della convinzione comune a tutti
i cristiani: che Gesù Cristo, prima di rivestire la natura umana e di «lavare
noi dai nostri peccati nel Suo sangue
», dovette accordare a Maria la grazia
e il privilegio speciale di essere preservata e immune, al principio della concezione,
da ogni macchia del peccato originale. Se dunque Dio aborrisce tanto il peccato
da aver voluto la futura madre di Suo Figlio, libera, non solo di quelle macchie
che ci contaminano per nostra volontà, ma per favore speciale e in previsione
dei meriti di Gesù Cristo anche di quell'altra il cui triste marchio è trasmesso
a tutti noi figli di Adamo per una specie di tragica ereditarietà; chi può dubitare
che chiunque vuoi conquistarsi con la devozione il cuore di Maria, non abbia
il dovere di emendare le proprie abitudini viziose e depravate e di domare le
passioni che lo spingono al male?
Inoltre, chiunque vuole, e tutti devono volerlo, che la sua
devozione verso la Vergine sia degna di Lei e perfetta, deve andare più oltre
e sforzarsi in tutti i modi di imitare i suoi esempi. Per leggi divine, infatti,
ottengono l'eterna beatitudine soltanto coloro che hanno imitate fedelmente
la pazienza e la santità di Gesù Cristo: «In fatti coloro che Iddio ha conosciuti
nella sua prescienza, li ha predestinati a essere conformi all'immagine di Suo
Figlio, perché questi sia il primogenito fra molti fratelli
». Ma tale è
la nostra debolezza, che la grandezza di simile esempio facilmente ci scoraggia;
perciò Dio ha voluto provvedere proponendocene un altro, tanto vicino a Cristo
quanto è permesso all'umana natura e più conforme alla nostra debolezza. Si
tratta della Madre di Dio. A questo proposito dice Sant'Ambrogio: «Tale fu
Maria che soltanto la sua vita è per tutti un insegnamento
». E conclude
giustamente: «Abbiate dunque davanti agli occhi dipinte come in un quadro
la verginità e la vita della Beatissima Vergine, che riflette come uno specchio
lo splendore della purezza e l'aspetto stesso della virtù
».
Sebbene poi convenga che i figli imitino tutte le virtù di questa SS. Madre,
tuttavia Noi desideriamo che i fedeli seguano preferibilmente quelle che sono
le principali e come i nervi e le giunture della vita cristiana, cioè la fede,
la speranza e la carità verso Dio e verso il prossimo. Tutta la vita di Maria
porta la radiosa impronta di queste virtù in tutte le sue fasi; ma esse raggiunsero
il più alto grado di splendore nel tempo in cui Ella assistette il Figlio Suo
morente. Gesù è crocifisso e gli si rimprovera maledicendolo «di essersi
fatto figlio di Dio
». Maria con ferma costanza riconosce e adora in lui
la divinità. Lo seppellisce dopo morto, senza dubitare un attimo della Sua resurrezione.
La Sua ardente carità verso Dio la rende partecipe dei tormenti di Gesù Cristo
e compagna della Sua passione; e con Lui, quasi dimentica del proprio dolore, implora
perdono per i carnefici benché questi gridino ostinatamente: «Che il suo
sangue ricada su noi e sui nostri figli
».
Ma perché non si creda che Noi abbiamo perduto di vista il Nostro argomento, che è il mistero dell'Immacolata Concezione, quali grandi ed efficaci aiuti si trovano in questa per conservare quelle medesime virtù e praticarle come conviene! E in realtà, da quali principî partono i nemici della religione per seminare tanti errori e così gravi che la fede di tanti comincia a vacillare? Cominciano col negare la caduta primitiva dell'uomo e la sua decadenza. Sostengono che sono favole il peccato originale e i danni che ne sono conseguiti, cioè la corruzione originaria dell'umanità destinata a corrompere a sua volta tutta la razza umana; e quindi che è una favola l'introduzione del male per gli uomini e l'implicita necessità di un Redentore. Posti questi principi, si comprende facilmente che non rimane più posto né per Cristo, né per la Chiesa, né per la grazia, né per nulla che vada al di là della natura; in una parola, tutto l'edificio della fede è capovolto. Ora, se i popoli credono e professano che la Vergine Maria è stata fin dall'istante della Concezione preservata da ogni contaminazione, allora è necessario che ammettano il peccato originale, la riabilitazione dell'umanità operata da Gesù Cristo, il Vangelo, la Chiesa e infine la stessa legge della sofferenza; e grazie a questo, tutto ciò che nel mondo esiste di razionalismo e di materialismo viene sradicato e distrutto e rimane alla saggezza cristiana la lode di aver conservata e difesa la verità.
Inoltre è una malvagità comune ai nemici della fede soprattutto
in questa nostra epoca, asserire e proclamare che bisogna rifiutare ogni rispetto
e ogni obbedienza all'autorità della Chiesa e anche a ogni potere umano pensando
che sarà più facile in seguito farla finita con la fede. E questa è l'origine
dell'anarchia, la dottrina più nociva e più pericolosa che vi sia per
ogni ordine di cose, naturale e soprannaturale. Ora, questa peste, fatale nello
stesso tempo per la società e per il nome cristiano, trova la propria rovina
nel dogma dell'Immacolata Concezione di Maria; dogma che obbliga a riconoscere
alla Chiesa un potere al quale deve piegarsi non solo la volontà, ma anche lo
spirito. Poiché è per l'effetto di simile sottomissione che il
popolo cristiano innalza alla Vergine questa lode: «Tu sei tutta bella o
Maria e in Te non vi è macchia originale
». E con questo è giustificato ancora
una volta ciò che la Chiesa afferma di Lei, cioè che: «Ella da sola
ha sterminato le eresie in tutto il mondo
». E se la fede, come dice l'Apostolo,
non è altro che «sostanza di cose spera te
», tutti saranno d'accordo
nel riconoscere che se l'Immacolata Concezione di Maria rafforza la nostra fede,
per la stessa ragione ravviva in noi la speranza. Tanto più che se la Vergine
è stata resa immune dalla macchia originaria, è perché doveva essere
la Madre di Cristo: ora Ella fu Madre di Cristo perché le nostre anime
potessero risorgere alla speranza.
E ora, per tralasciare qui la carità verso Dio, chi non troverebbe nella contemplazione della Vergine Immacolata una spinta a osservare religiosamente il precetto di Gesù Cristo, quello che Egli ha dichiarato suo per eccellenza, e cioè che noi ci amiamo gli uni e gli altri, come Egli ci ha amato?
«Un grande segno
- con queste parole l'Apostolo San
Giovanni descrive una visione divina - un grande segno è apparso nel cielo:
una donna vestita di sole coi piedi sulla luna e una corona di dodici stelle
attorno al capo
». Tutti sanno che quella donna rappresenta la Vergine Maria
che, rimanendo integra, partorì il nostro Capo. L'Apostolo continua: «Avendo
il frutto nel suo seno, il parto le strappava alte grida e le causava crudeli
dolori
». San Giovanni, dunque, vide la SS. Madre di Dio già in atto di godere
l'eterna beatitudine e tuttavia travagliata da un misterioso parto. Quale parto?
Il nostro certamente; di noi che, trattenuti ancora in questo esilio, abbiamo
bisogno di essere generati al perfetto amore di Dio e all'eterna felicità. Quanto
ai dolori del parto, significano l'ardore e l'amore coi quali Maria veglia su
di noi dall'alto dei Cieli e lavora con infaticabili preghiere per completare
il numero degli eletti.
Desideriamo che tutti i fedeli cerchino di acquistare quella
virtù della carità e soprattutto approfittino per questo delle feste straordinarie
che stanno per essere celebrate in onore dell'Immacolata Concezione di Maria.
Con quale odio, con quale frenesia viene oggi attaccato Gesù Cristo e la religione
che Egli ha fondato! E quindi, quale pericolo per molti; pericolo attuale e
imminente di lasciarsi trascinare dall'errore e di perdere la fede! Perciò «Colui
che pensa di essere in piedi, si guardi dal cadere
». E, nello stesso tempo,
tutti rivolgano a Dio con l'intercessione della Vergine umili e insistenti preghiere
perché riconduca sul sentiero della verità coloro che hanno avuto la disgrazia
di allontanarsene. Sappiamo per esperienza che la preghiera che sgorga dalla
carità e che si appoggia sull'intercessione di Maria non è mai stata
vana. Certamente non ci si può aspettare che gli attacchi contro la Chiesa abbiano
mai a finire: «In fatti è necessario che vi siano le eresie perché le anime
di fede provata siano palesi fra di voi
». Ma la Vergine non smetterà per
conto Suo di sostenerci nelle nostre prove, per quanto siano dure, e di continuare
la lotta che ha incominciato al momento della Sua Concezione, di modo che ogni
giorno noi potremo ripetere: «Oggi è stata spezzata da Lei la testa dell'antico
serpente
».
E affinché i tesori delle grazie Celesti, elargiti più abbondantemente del solito, ci aiutino a congiungere l'imitazione della Beatissima Vergine con gli omaggi che Le renderemo più solenni durante tutto quest'anno, e per arrivare cosi più facilmente a restaurare ogni cosa nel nome di Gesù Cristo, seguendo l'esempio dei Nostri Predecessori all'inizio del loro Pontificato, abbiamo deciso di accordare a tutto il mondo una indulgenza straordinaria sotto forma di Giubileo.
Perciò, appoggiandoCi sulla misericordia di Dio Onnipotente e sull'autorità dei Beatissimi Apostoli Pietro e Paolo, in base a quel potere di legare e di sciogliere che Ci è stato dato malgrado la Nostra indegnità: a tutti i fedeli in generale, e a ciascuno in particolare, dì ambo i sessi, che abitano qui a Roma o vi si trovano di passaggio, che avranno visitato tre volte le quattro basiliche patriarcali a cominciare dalla prima domenica di Quaresima 21 febbraio, fino al 2 giugno, compreso il giorno nel quale si celebra la solennità del SS. Sacramento; e che per un certo periodo avranno devotamente pregato per la libertà e l'esaltazione della Chiesa cattolica e della Sede Apostolica, per l'estirpazione delle eresie e la conversione dei peccatori, per la concordia di tutti i Principi cristiani, per la pace e l'unità di tutto il popolo fedele, e secondo la Nostra intenzione; e che avranno, durante il periodo indicato, eccettuato i giorni non compresi nell'indulto quaresimale, digiunato una volta usando soltanto alimenti magri; che, avendo confessati i loro peccati, abbiano ricevuto il Sacramento dell'Eucaristia e così pure a tutti gli altri, di tutti i paesi fuori di Roma, che nel suddetto periodo o durante tre mesi da designarsi esattamente dall'ordinario, anche non continui se ciò risulti più comodo per i fedeli, ma in ogni caso prima dell'8 dicembre, avranno visitato tre volte la Chiesa cattedrale e in mancanza di questa la Chiesa parrocchiale e ancora in mancanza di questa la principale Chiesa del luogo; e che avranno devotamente compiute le altre opere più sopra indicate; concediamo e accordiamo l'indulgenza plenaria di tutti i loro peccati: permettendo anche che questa indulgenza, che si può ottenere una sola volta, possa essere applicata a guisa di suffragio alle anime che hanno lasciato questa vita nella grazia di Dio.
Permettiamo inoltre che i viaggiatori di terra e di mare, compiendo le opere più sopra indicate appena tornati al loro domicilio, ottengano la stessa indulgenza.
Ai confessori approvati di fatto dai loro ordinari, diamo la facoltà di commutare in altre opere di pietà quelle da Noi prescritte; questo a favore dei regolari di ambo i sessi e di tutte le altre persone, comunque siano, che non possano compiere queste opere; con facoltà anche di dispensare dalla Comunione quei bambini che non siano ancora stati ammessi a riceverla.
Inoltre, a tutti i fedeli in generale e a ciascuno in particolare,
laici o ecclesiastici, regolari o secolari, di qualsiasi Ordine o Istituto,
compresi quelli che esigerebbero menzioni speciali, Noi accordiamo il permesso
di scegliersi a questo effetto un prete qualunque regolare o secolare fra i
sacerdoti approvati (e di questa facoltà potranno essere anche le religiose,
le novizie e le altre persone abitanti nei monasteri, purché il confessore in
questo caso sia approvato per le monache); questo prete, ove le suddette persone
si presentino a lui in questo periodo e gli si confessino nell'intento di ottenere
l'indulgenza del Giubileo e di compiere le altre opere che esigono per questo,
potrà per questa volta soltanto e unicamente nel foro interiore assolverli da
ogni scomunica, sospensione e altre sentenze e censure ecclesiastiche, inflitte
per qualunque causa dalla legge o dal giudice, anche nei casi particolarmente
riservati a chicchessia, anche al Sovrano Pontefice e alla Sede Apostolica,
come pure da tutti i peccati o delitti riservati agli ordinari e a Noi stessi
e alla Sede Apostolica; non tuttavia senza avere imposta una salutare penitenza
a tutte le altre ingiunzioni prescritte e, se si tratta di eresie, non senza
l'abiura e la ritrattazione dovuta di diritto degli errori; lo stesso prete
potrà inoltre commutare ogni specie di voto, anche pronunciato sotto giuramento
e riservato alla Sede Apostolica (eccetto quello di castità, di religione o
quelli che implicano un'obbligazione accettata da un terzo); potrà commutare
i voti, dunque, in altre opere devote e salutari e se si tratta di penitenti
costituiti negli Ordini, anche regolari, potrà dispensarli da ogni irregolarità
contraria all'esercizio dell'Ordine o all'avanzamento a qualche Ordine superiore,
ma contratta solamente per violazione di censura. Non intendiamo, d'altronde,
con questa lettera, dispensare dalle altre irregolarità, qualunque esse siano
e in qualunque modo contratte o per delitto o per difetto, sia pubblicamente,
sia nascostamente, o per nota infamante o per qualche altra incapacità o inabilità;
così pure non vogliamo derogare alla Costituzione promulgata da Benedetto XIV
di felice memoria, che comincia con le parole: «Sacramenturn poenitentiae
»,
né alle dichiarazioni che sono in essa contenute; e finalmente non intendiamo
che la presente lettera possa o debba essere di qualche utilità a coloro che
Noi stessi e questa Sede Apostolica o qualche prelato o giudice ecclesiastico
avrà espressamente scomunicati, sospesi, interdetti o colpiti con altre sentenze
o censure, o che saranno stati pubblicamente denunciati a meno che abbiano dato
soddisfazione nel periodo suddetto e che si siano accordati se possibile con
le parti.
Siamo lieti di aggiungere che permettiamo che durante tutto il tempo del Giubileo ciascuno conservi interamente il privilegio di ottenere tutte le indulgenze anche plenarie, che sono state accordate da Noi o dai Nostri Predecessori.
Finiamo questa lettera, Venerabili Fratelli, esprimendo ancora
la grande speranza che abbiamo nel cuore: e cioè che, per mezzo delle grazie
straordinarie di questo Giubileo che Noi accordiamo sotto gli auspici dell'Immacolata
Vergine, molti che si sono miserabilmente separati da Gesù Cristo, torneranno
a Lui e che rifiorirà nel popolo cristiano l'amore delle virtù e l'ardore della
pietà. Cinquant'anni fa, quando Pio IX Nostro Predecessore dichiarò che la Immacolata
Concezione della Beatissima Madre di Gesù Cristo doveva essere ritenuta fondamentale
nella fede cattolica si vide, l'abbiamo ricordato, un'incredibile abbondanza
di grazie spargersi sulla terra e l'aumentata speranza nella Vergine apportare
dappertutto un notevole progresso nell'antica religione dei popoli. Che cosa
dunque ci impedisce di aspettarci qualcosa di meglio ancora per l'avvenire?
Certamente noi viviamo in un'epoca triste e abbiamo il diritto di lamentarci
con le parole del Profeta: «Non c'è più verità, non c'è più misericordia,
non c'è più scienza sulla terra. La maledizione e la menzogna e l'omicidio e
il furto e l'adulterio, invadono ogni cosa
». Ciononostante, in questo che
si può chiamare un diluvio di male, l'occhio contempla, simile a un arcobaleno,
la Vergine misericordiosa arbitra di pace tra Dio e gli uomini. «Io porrò
un arco nelle nuvole e sarà un segno d'alleanza tra me e la terra
». Si scateni
dunque la tempesta e una densa oscurità invada il cielo: nessuno deve tremare;
la vista di Maria placherà Iddio ed Egli perdonerà. «L'arcobaleno sarà nelle
nuvole e nel vederlo io mi ricorderò del patto eterno. E non ci sarà più diluvio
per ingoiare la carne del mondo
». Non c'è dubbio che, se noi ci affidiamo
come conviene a Maria, soprattutto nel tempo in cui solennizzeremo con più ardente
devozione la sua Immacolata Concezione; non c'è dubbio che noi sentiremo che
Ella è sempre quella Vergine potentissima «che col suo virgineo piede ha
schiacciato la testa del serpente
».
Come augurio di queste grazie, o Venerabili Fratelli, vi impartiamo nel nome del Signore, con grande affetto, come pure ai vostri popoli, l'Apostolica Benedizione.
Roma, presso San Pietro, 2 febbraio 1904, anno I dei Nostro Pontificato.
PIO PP. X.
[1] Il dogma dell'Immacolata Concezione, privilegio in virtù del quale la Vergine fu dal momento stesso della sua concezione esente dalla macchia del peccato originale, fu definito da Pio IX con la bolla Ineffabilis dell'8 dicembre 1854.
[2] È il nome che viene dato a Isaia, padre di Davide. Radice di Jesse, vale «stirpe di Davide».
[3] Si allude ai vari passi biblici dai quali i teologi traggono argomento, riconoscendoli quali premonitori della missione divina di Maria.
[4] Qui si fa richiamo alla definizione del Concilio di Efeso dell'anno 431, che attribuì a Maria la sublime maternità di Dio. L'unione ipostatica in Gesù Cristo della doppia natura divina ed umana porta a Maria di potere e dover essere chiamata Madre di Dio.
[5] A Maria assunta alla gloria del Cielo (come al dogma definito solamente nel 1950) è dovuto il massimo culto che a creatura possa essere dedicato (iperdulia): come alla più sicura mediatrice di grazia presso il Figlio.
[6] Nato a Siena nel 1380, morto all'Aquila nel 1444. A lui è dovuta l'opera di apostolato svolta durante la pestilenza che desolò Siena nel 1400. Di famiglia abbiente, abbandonò ogni ricchezza ai poveri e si fece religioso nell'Ordine dei Francescani.
[7] Dei numerosi santi e teologi di questo nome è qui ricordato Denys le Chartreux (in italiano Dionisio il Certosino) che si ritrova anche citato con il nome di Denys di Reken dal nome del paese fiammingo dove era nato nel 1394. Teologo di grande fama: si contano a circa duecento le opere da lui composte. Morì nel 1471.
ultimo aggiornamento: 14.08.2007