81. Durante il regno di Erode, detto il grande, viveva in Nazaret, piccola città della Galilea, una santissima Vergine di nome Maria, sposata a Giuseppe, che il Vangelo chiama uomo giusto. Sebbene entrambi fossero discendenti dai re di Giuda, e quindi della famiglia di Davidde, tuttavia erano poveri, e guadagnavansi il vitto col lavoro.
82. A questa Vergine fu mandato da Dio l'arcangelo Gabriele, il quale la salutò piena di grazia, e le annunciò che Ella sarebbe divenuta madre del Redentore del mondo. Alla vista ed alle parole dell'Angelo turbossi in prima Maria; ma poi, da lui rassicurata, rispose: Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola. In quello stesso momento il Figliuol di Dio, per opera dello Spirito Santo, s'incarnò nel seno purissimo di Lei, e restando vero Dio, cominciò ad essere vero uomo. Così ebbe principio la redenzione del genere umano.
83. Nel colloquio coll'Arcangelo, Maria aveva inteso che sua cugina Elisabetta, moglie ad un sacerdote, chiamato Zaccaria, dovea sebbene avanzata in età, avere un figlio. Con santa sollecitudine andò Maria a trovare la cugina sulle montagne della Giudea, per congratularsi con lei, e sovratutto per servirla, come fece per tre mesi, quale umile ancella.
Si fu in quell'occasione che Maria, rispondendo al saluto della cugina che, ispirata dallo Spirito Santo la salutava Madre di Dio, uscì in quel sublime cantico - Magnificat - che sovente canta la Chiesa.
84. Il figlio di Elisabetta fu Giovanni Battista, il santo precursore del Messia.
85. In quel tempo venne pubblicato un editto, per cui l'imperatore Cesare Augusto ordinava che dovesse farsi il censimento di tutte le persone soggette all' impero romano, e che quindi tutti dovessero andare a farsi registrare ciascuno nella città da cui traeva origine. Maria, e Giuseppe, per essere della casa e famiglia di Davidde, dovettero andare nella città di Betlemme, ove Davide aveva avuto i natali; ma non vi essendo più luogo per loro negli alberghi a cagione della grande moltitudine venuta a dare il nome, si ripararono in una specie di spelonca, che serviva di stalla, non lungi dalla città.
86. Fu là che, in sulla mezzanotte, il Figliuolo di Dio, fattosi uomo per salvare gli uomini, nacque da Maria Vergine, la quale lo involse in poveri panni e lo collocò a giacere nel presepio, ossia nella mangiatoia degli animali.
In quella notte stessa un Angelo comparve ad alcuni pastori, che vegliavano in quei contorni alla custodia del gregge, e loro annunziò che era nato il Salvatore del mondo. I pastori accorsero stupefatti alla stalla, trovarono il Santo Bambino e per i primi lo adorarono.
87. L'ottavo giorno dopo la nascita, per ubbidire alla legge, il Bambino fu circonciso, e gli fu imposto il nome di Gesù, siccome aveva indicato l'Angelo a Maria, quando le aveva annunziato il mistero dell' incarnazione.
Ed ancora in ossequio alla legge, Maria, benché non vi fosse obbligata, nel quarantesimo giorno si presentò con Gesù nel tempio, per la cerimonia della purificazione; offrendo per sè il sacrifizio delle povere donne, un paio di tortore o di colombelle; e per Gesù il prezzo del riscatto.
88. V'era nel tempio un santo vecchio di nome Simeone, il quale aveva avuto rivelazione dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo del Signore. Ei si recò in braccio il divin Fanciullo, e riconoscendolo per suo Redentore, pieno di giubilo lo benedisse e lo salutò con quel tenero cantico - Nunc dimittis - che la Chiesa canta sul fine dell'ufficio di ciascun giorno.
In quell'ora stessa sopravvenne una piissima e vecchia vedova, la quale vedendo il divin Bambino ne giubilò nel suo cuore, e in seguito parlava di esso a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Israele.
89. Qualche tempo dopo la nascita di Gesù entrarono in Gerusalemme tre Magi, ossia Sapienti, venuti dall'Oriente, domandando dove era nato il Re dei Giudei.
Stando nel loro paese avevano osservato una stella straordinaria, e dalla medesima, secondo un'antica profezia nota nell'Oriente, avevano conosciuto che doveva esser nato nella Giudea l'Aspettato dalle genti; ispirati da Dio, seguendo il cammino indicato dalla stella, erano venuti ad adorarlo.
Regnava allora in Gerusalemme Erode, detto il grande, uomo ambizioso e crudele. Questi alle parole dei Magi turbossi molto; s'informò dai principi dei sacerdoti in qual luogo doveva nascere il Messia e, saputo che il luogo indicato dai Profeti era Betlemme, vi mandò i Magi raccomandando loro di ritornare prontamente da lui, simulando di voler anch'egli portarsi ad adorare il nato Bambino.
I Magi partirono; e tosto la stella (scomparsa sopra Gerusalemme) riapparve ad essi, guidandoli alla dimora del Divino Infante in Betlemme, sopra la quale si fermò. Essi vi entrarono, e trovato il Bambino con Maria sua Madre, si prostrarono, l'adorarono, ed aperti i loro tesori, gli offrirono oro, incenso e mirra, riconoscendolo come re, come Dio, e come uomo mortale. Nella notte poi, avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, per altra via ritornarono nel loro paese.
90. Erode aspettò inutilmente i Magi; vedendosi deluso, adirossi moltissimo, e nella barbara sua astuzia sperando di colpire anche Gesù, mandò ad uccidere tutti i fanciulli dai due anni in giù, che si trovavano in Betlemme e nei suoi dintorni.
Antecedentemente però un Angelo era apparso in sogno a Giuseppe, per avvisarnelo e per ordinargli di fuggire in Egitto. Giuseppe incontanente ubbidì: e con Maria e Gesù andò in Egitto, dove stette fino alla morte di Erode; dopo la quale avvisato nuovamente dall'Angelo, ritornò, non a Betlemme nella Giudea, ma a Nazaret nella Galilea.
91. Quando Gesù giunse all'età di dodici anni, fu condotto dai parenti a Gerusalemme per le feste di Pasqua, che duravano sette giorni. Finite le feste, secondo l'uso, Maria con le donne e Giuseppe con gli uomini, se ne partirono per Nazaret. I fanciulli erano ammessi a viaggiare tanto cogli uomini, quanto colle donne. Riunitisi dopo un giorno di cammino Maria e Giuseppe s'accorsero che Gesù non era né coll'uno né coll'altra. Dopo averlo cercato invano fra i congiunti e i conoscenti, afflitti rifecero tosto la strada di Gerusalemme e, trovatolo il terzo giorno nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, in atto di interrogarli e di ascoltarli, la Madre dolcemente chiesegli, perché si tosse fatto cercare così. - La risposta ch' Egli diede fu la prima dichiarazione della sua divinità: E perché mi cercavate? Non sapevate voi che nelle cose, che riguardano il padre mio, fa d'uopo che io mi trovi?
Dopo ciò egli se ne ritornò con loro a Nazaret; e da questo punto fino all'età di trent'anni il Vangelo più non ci riferisce alcun fatto particolare di lui, ma compendia tutta la storia di quei tempo in queste parole: Gesù viveva nell'obbedienza di Maria e di Giuseppe, e cresceva in età, in sapienza ed in grazia appresso Dio ed appresso gli uomini.
Per questo fatto, che Gesù passò in Nazaret il tempo della sua vita privata, Egli fu poi chiamato: Gesù Nazareno.
92. Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, destinato da Dio, come fu detto, ad essere il precursore del Messia, ed a preparare gli ebrei a riceverlo, si era ritirato nel deserto a far vita penitente.
Venuta l'ora di dar principio alla sua missione, Giovanni, vestito di pelle di cammello con ai lombi una cintura di cuoio, uscì sulle sponde del fiume Giordano, e si diede a predicare ed a battezzare. Egli gridava: fate penitenza, imperciocchè il regno de' cieli è vicino.
Un giorno fra la moltitudine gli si presentò pure Gesù, il quale, essendo giunto all'età di trent'anni, doveva cominciare a manifestarsi al mondo.
In sulle prime Giovanni, che lo riconobbe, voleva ritirarsi, ma poi vinto dal comando di Gesù, lo battezzò. Ed ecco che, appena uscito Gesù dall'acqua si aprirono i cieli, lo Spirito Santo, in figura di colomba, discese Su di lui, e s'udì una voce che diceva: questi è il mio Figliuolo diletto.
Ricevuto il battesimo, Gesù fu dallo stesso Spirito Santo condotto nel deserto, dove passò quaranta giorni e quaranta notti a vegliare, digiunare e pregare. In quell'occasione egli volle essere in varie guise tentato dal demonio, per insegnare a noi a vincere le tentazioni.
93. Dopo tale preparazione Gesù per dare principio alla sua vita pubblica, ritornò nei pressi del fiume Giordano, dove Giovanni continuava a predicare; questi, vedendolo venire esclamò: Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo. Questa ed altre testimonianze a favore di Gesù, ripetute ancora il giorno dopo, determinarono due discepoli di Giovanni a seguire il divino Maestro, che in quel giorno li trattenne seco. Uno di questi di nome Andrea, abbattutosi in un suo fratello chiamato Simone, lo menò a Gesù, il quale, riguardatolo in faccia, gli disse: tu sei Simone figlio di Giona; d'ora innanzi sarai chiamato Pietro. E questi furono i primi suoi discepoli.
94. Molti altri ancora, o da lui invitati, come Giacomo, Giovanni, Filippo, Matteo, o mossi dalle sue parole, si diedero a seguirlo. In sul principio essi non si fermavano continuamente con lui, ma dopo aver ascoltato i suoi discorsi, ritornavano alle loro famiglie ed alle loro occupazioni: solamente qualche tempo dopo lasciarono tutto, per non più abbandonarlo.
Con alcuni di essi fu un giorno invitato ad una festa di nozze in Cana di Galilea, alla qual festa era pure stata invitata Maria sua madre. Si è in tale occasione che, per intercessione della sua SS. madre Maria, cambiò una gran quantità di acqua in isquisitissimo vino. E questo fu il primo miracolo di Gesù, per cui egli manifestò la propria gloria e confermò nella fede i suoi discepoli.
95. Fra questi discepoli Egli ne scelse poi dodici, che chiamò Apostoli, perché fossero sempre con lui, e per mandarli a predicare; e furono, Simone cui dato aveva il nome di Pietro, e suo fratello Andrea, Giacomo e Giovanni figliuoli di Zebedeo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo figlio di Alfeo, Giuda Taddeo, Simone Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì. A capo dei medesimi apostoli Gesù Cristo elesse Simone, ossia Pietro, che doveva essere poi il suo Vicario in terra.
96. Accompagnato dagli Apostoli, e talora da loro preceduto, per tre anni continui percorse più volte tutta la Giudea e la Galilea, predicando il suo Vangelo e confortando le sue parole con un numero infinito di miracoli.
Per lo più nei sabati entrava nelle sinagoghe ed in. segnava, sebbene, presentandosene l'occasione è l'opportunità, non isdegnasse di dare in qualunque luogo i suoi ammaestramenti. Leggiamo in fatti che le turbe lo seguivano, ed egli predicava non solo nelle case, sulle piazze, ma ancora all'aperta campagna, sui monti, nei deserti, in riva al mare, e persino dal mare, salendo sulla navicella di Pietro. Il celebre discorso delle otto beatitudini è chiamato appunto il discorso del monte, dal luogo dove lo pronunziò.
Coll'esempio predicava non meno che colle parole. I discepoli, ammirati delle sue lunghe orazioni, lo supplicarono un giorno che insegnasse a pregare anche a loro: e Gesù loro insegnò la sublime orazione del Pater noster.
97. Gesù ne' suoi insegnamenti, per varie ragioni, tra le quali fu anche quella di adattarsi alla capacità della maggior parte de' suoi uditori, ed all'indole dei popoli orientali, si serviva ben sovente di parabole, ossia similitudini. Sono semplici e sublimi quelle del figliuol prodigo, del samaritano, del buon pastore, dei dieci talenti. delle dieci vergini, del ricco epulone, del fattore infedele, del servo che non vuol perdonare, dei vignaiuoli, dei convitati alle nozze, del grano di senapa, della semente, del fariseo e del pubblicano, degli operai, della zizzania ed altre notissime ai buoni cristiani, che assistono alla spiegazione del santo Vangelo, che si fa alla domenica nelle loro parrocchie.
98. Ordinariamente dopo i suoi discorsi, gli erano presentati infermi d'ogni specie, muti, sordi, storpi, ciechi, lebbrosi, ed Egli a tutti ridonava la sanità.
Non solo nelle sinagoghe andava Egli spargendo le sue grazie ed i suoi benefizi; ma in qualunque luogo si trovasse, presentandosene l'occasione, veniva in soccorso degli infelici, che in gran numero gli erano condotti da ogni parte della Palestina e dei paesi circonvicini, essendosi anche in tutta la Siria sparsa la fama de' suoi miracoli. Specialmente gli ossessi dal demonio, di cui v'era non piccol numero in quel tempo, ed Egli li liberava dagli spiriti maligni, i quali uscivano gridando: tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio!
99. Due volte con pochi pani miracolosamente moltiplicati, sfamò le turbe che lo avevano seguito nel deserto; sulle porte della città di Naim, risuscitò il figlio di una vedova, che era portato alla sepoltura, e, qualche tempoprima della sua passione, risuscitò Lazzaro, morto da quattro giorni e fetente nel sepolcro.
100. È infinito il numero dei miracoli, anche strepitosissimi, che fece nei tre anni della sua predicazione per dimostrare che Egli parlava per comando di Dio, che era il Messia aspettato dai Patriarchi e predetto dai Profeti, che era il Figliuolo di Dio stesso; e tale si manifestò nella sua Trasfigurazione per lo splendore della sua gloria e per la voce del Padre che lo proclamava suo Figliuolo diletto.
Alla vista di tali miracoli parecchi si convertivano e lo seguitavano, molti poi lo acclamavano, cercando talora di farlo re.
101. Questi trionfi di Gesù fin da principio eccitarono la gelosia degli scribi, dei farisei, dei principi, dei sacerdoti e dei capi del popolo, la quale si accrebbe a dismisura, quando Egli si diede a smascherare la loro ipocrisia od a rimproverarli dei loro vizi. Essi perciò non tardarono a perseguitarlo e a denigrano, dicendolo perfino indemoniato, ed a cercare il modo di sorprenderlo in parole, sia per iscreditarlo dinanzi al popolo, sia per accusano presso il governatore romano. La loro invidia aumentò sempre più quando, in seguito alla risurrezione di Lazzaro si moltiplicò grandemente il numero dei giudei, che credevano in Lui. Allora tennero un consiglio per ucciderlo; ed il pontefice Caifa finì per dire: è necessario che un uomo muoia per il popolo, e non perisca tutta la gente: pronunziando colle sue parole una profezia senza saperlo; imperocché appunto per la morte di Gesù sarebbe salvato il mondo.
102. Finalmente il loro odio giunse al colmo quando, essendo vicina la Pasqua, (ed era la quarta che Egli faceva a Gerusalemme, dopo che aveva cominciata la sua predicazione) essendo la città ripiena di forestieri venuti da ogni parte per la festa, Gesù, seduto sopra un asinello, entrò trionfante ed acclamato dal popolo, che gli era uscito incontro portando rami di palma e d'ulivo, mentre alcuni stendevano le loro vestimenta sopra la strada, ed altri tagliavano ramoscelli dagli alberi e li spargevano per la via.
103. Allora gli anziani del popolo, i principi dei sacerdoti e gli scribi si congregarono nella casa del pontefice Caifa, e stabilirono insieme di pigliare Gesù con inganno e di soppiatto, per timore che le turbe facessero tumulto. L'occasione non si fece aspettare. Giuda Iscariota, uno dei dodici Apostoli, invasato dal demonio dell'avarizia, si offrì a dare il suo divin Maestro nelle mani dei suoi nemici, per trenta monete di argento.
104. Era il di, in cui si doveva sacrificare e mangiare l'agnello pasquale. Giunta l'ora assegnata, Gesù venne al luogo dove Pietro e Giovanni, mandati da lui, avevano apparecchiato ogni cosa per la cena, e si posero a tavola.
105. Si è durante quell'ultima cena che Gesù diede agli uomini la più gran prova del suo amore per loro, coll'istituire il sacramento dell'Eucaristia.
106. Finita la cena, il divin Salvatore, accompagnato dai suoi Apostoli, uscì dalla città, e per via dicendo loro le più tenere cose e loro dando i più sublimi insegnamenti, andò, secondo il solito, nell'orto di Getsemani, dove pensando alla sua prossima passione, pregando ed offrendosi all' Eterno suo Padre, sudò vivo sangue e da un Angelo fu confortato.
107. Venne Giuda, il traditore a capo di una squadra di sgherri armati di bastoni e di spade, e diede a Gesù un bacio, che era il segno convenuto per farlo conoscere.
Gesù abbandonato dagli Apostoli, che erano per paura fuggiti, fu tosto afferrato e legato da quei manigoldi, e con ogni sorta di maltrattamenti da loro trascinato prima ad un principe dei sacerdoti, chiamato Anna, e poscia a Caifa pontefice, il quale nella stessa notte radunò il gran sinedrio, che proclamò Gesù reo di morte.
108. Scioltasi la radunanza dei giudici, Gesù venne consegnato agli sgherri, dai quali, in quella notte, fu vilipeso ed oltraggiato con barbari trattamenti.
Si fu anche in quella notte dolorosa che Pietro amareggiò il cuore di Gesù, negandolo tre volte. Guardato però da Gesù tornò in sè, e pianse il suo peccato tutta la vita.
109. Venuto il giorno, e radunatosi nuovamente il Sinedrio, Gesù fu condotto al preside romano, Ponzio Pilato, al quale a voce di popolo si domandò che lo condannasse a morte. Pilato, avendo riconosciuta l'innocenza di Gesù e la perfidia dei giudei, cercò di salvarlo; e dovendo in occasione della Pasqua, liberare un malfattore, lasciò al popolo la scelta tra Gesù e Barabba. Il popolo scelse Barabba.
Poscia, sentendo Pilato che Gesù era galileo, lo mandò ad Erode Antipa da cui fu disprezzato, trattato da pazzo e poi rimandato, vestito per ischerno con una veste bianca. Finalmente lo fece flagellare dai manigoldi, i quali, dopo averlo ridotto tutto una piaga, con insulto atroce gli posero in capo una corona di spine, sulle spalle uno straccio di porpora, in mano una canna, e schernirono salutandolo re.
Ma tutto ciò non essendo bastato ad acquietare il furore dei suoi nemici e della plebe tumultuante, Pilato lo condannò alla crocifissione.
110. Allora Gesti dovette sottoporre le sue spalle ad un duro tronco di croce e trascinarlo fino al Calvario, dove denudato, abbeverato di fiele e mirra, inchiodato alla croce ed innalzato fra due ladroni, in mezzo ad un mare di spasimi e di tormenti, dopo tre ore di penosissima agonia, spirò pregando per i suoi crocifissori, che non cessarono perciò dall'inferocire. - Anche morto, ebbe il cuore trapassato da un fiero colpo di lancia.
111. Nessuna mente umana può imaginare, nessuna lingua può esprimere quanto Gesù dovette soffrire e nella notte del suo arresto, e nei diversi viaggi dall'uno all'altro tribunale, e nella flagellazione, e nella coronazione di spine, e nella crocifissione, e finalmente nella lunga agonia!... Solo l'amore che ne fu causa, può ridestarne una pallida imagine nei cuori riconoscenti.
Maria santissima assistette con sovrumana fortezza alla morte del suo divin Figlio; e unì lo strazio del suo cuore ai dolori di Lui, per la redenzione del genere umano.
Come nella vita, così nella morte il Padre celeste fece risplendere la divinità di Gesù Cristo; mentre era in croce, il sole si oscurò e si coprì la terra di densissime tenebre; al suo spirare, la terra traballò con spaventoso terremoto; il velo del tempio si lacerò, da capo a fondo, e parecchi morti, usciti dai sepolcri, si videro in Gerusalemme ed apparvero a molti.
112. Gesù fu crocifisso e morì in giorno di venerdì e nella stessa sera, prima del calar del sole deposto dalla croce fu sepolto in un sepolcro nuovo, a cui si posero i sigilli e le guardie, per timore che i suoi discepoli potessero involarlo.
All'alba del giorno successivo al sabato, si sentì un gran terremoto; Gesù era risuscitato, e uscito glorioso e trionfante dal sepolcro. Egli, dopo esser comparso alla Maddalena, comparve agli Apostoli, per confortarli e consolarli; ed alcuni Santi Padri pensano che prima Egli apparisse alla santissima Madre sua.
113. Quaranta giorni stette. ancora Gesù sulla terra dopo la sua risurrezione, in diverse apparizioni mostrandosi ai suoi discepoli e conversando con essi. Così rassicurava con miracolosi modi gli Apostoli, confermavali nella fede, comunicava loro altissime cose e dava loro gli ultimi avvertimenti: finché, nel quarantesimo giorno, li radunò sul monte Oliveto, e dopo averli benedetti, alla loro presenza, visibilmente si alzò da terra ed ascese al cielo.
114. Gli Apostoli, seguendo gli avvisi del loro divin Maestro, tosto si ritirarono nel cenacolo di Gerusalemme, e là per dieci giorni aspettarono, pregando, lo Spirito Santo, che Gesù aveva loro promesso, e che discese su di loro in forma di tante lingue di fuoco la mattina del giorno decimo, detto Pentecoste.
115. Essi allora, mutati in altri uomini, cominciarono ad un tratto a parlare diverse lingue, secondoché lo Spirito stesso dava ad essi di favellare. A mirare tale spettacolo accorsero le genti d'ogni nazione, adunate in quei giorni a Gerusalemme; e, ad un discorso fatto da S. Pietro sulle profezie avveratesi nella persona di Gesù Cristo e sui miracoli operati da lui, tremila persone si convertirono.
Alcuni giorni dopo, lo stesso Pietro, seco unito l'apostolo Giovanni, dopo una miracolosa guarigione d'uno storpio dalla nascita, parlando a quella moltitudine di giudei, altri cinque mila ne attirò alla fede.
Né solo in Gerusalemme, ma in tutta la Giudea, predicando gli Apostoli, il numero dei credenti andava crescendo.
116. Ma tosto i seniori del popolo ed i principi dei sacerdoti cominciarono a perseguitare gli Apostoli, e chiamatili e rimproveratili acerbamente, intimarono loro di non più parlare di Gesù. Questi rispondevano: Noi non possiamo tacere quello che abbiamo veduto ed udito; giudicate voi stessi se ci sia lecito obbedire agli uomini, disobbedendo a Dio, ma quelli li imprigionarono maltrattandoli; fecero morire il diacono S. Stefano sotto una tempesta di sassi: e gli Apostoli lieti di esser fatti degni di patire per Gesù Cristo, ne prendevano coraggio a predicare, e sempre maggiore era il numero dei convertiti.
117. Il più celebre dei convertiti al Vangelo fu Saulo, detto poscia Paolo, nativo di Tarso, il quale prima furioso nemico e persecutore dei cristiani, colpito dalla divina potenza, diventò un vaso di elezione, il più zelante ed operoso degli Apostoli.
Sono incredibili i viaggi, le fatiche e le tribolazioni di questo prodigio della grazia, per far conoscere il nome e la dottrina di Gesù Cristo fra i gentili: onde vien chiamato Dottore delle genti. Predicando la fede, non già coll'apparato della sapienza umana, ma nella virtù di Dio, che confermavala coi miracoli, convertiva i popoli sebbene fosse sempre accusato dai nemici della Croce di Cristo. Tali accuse lo portarono provvidenzialmente a Roma, ove poté predicare anch'egli il Vangelo ai giudei ivi residenti .ed ai pagani. Dopo altre peregrinazioni vi ritornò, ed ivi coronando l'apostolica sua vita col martirio, ebbe tagliata la testa sotto il medesimo Imperatore Nerone, sotto cui S. Pietro vi fu crocifisso.
118. Ci restano di lui 14 epistole, scritte la maggior parte alle varie chiese da lui fondate, e sono esse un altro segno dell'apostolica missione datagli da Gesù Cristo, avendo egli scritto, come osserva S. Agostino, con tale estensione, lucidezza, profondità ed unzione che rivelano lo spirito di Dio.
119. Dopo aver predicato il Vangelo nella Giudea, giusta il comando di Gesù, gli Apostoli si separarono, ed andarono a predicarlo per tutto il mondo. S. Pietro, capo del Collegio apostolico, andò in Antiochia. Si è in questa che i credenti in Gesù Cristo cominciarono a chiamarsi Cristiani. Da Antiochia S. Pietro venne a Roma, dove fissò la sua sede, senza più trasportarla in altro luogo. Esso fu Vescovo di Roma, e nella stessa città finì la sua vita, come sopra si accennò, con un glorioso martirio sotto Nerone.
I successori di S. Pietro nella Sede romana ereditarono la suprema podestà, che il Signore aveva a lui data di Maestro infallibile della Chiesa, di fonte di tutta la giurisdizione e di protettore e difensore di tutti i cristiani. Essi perciò giustamente si chiamano col nome di Papi, che vuoi dire Padri, e si sono succeduti senza interruzione sulla cattedra di Pietro sino ai nostri giorni.
120. Tutti gli Apostoli concordi ed unanimi, in comunione con Pietro, predicavano dappertutto la stessa fede; e gli uomini si convertivano ed abbandonavano l'idolatria, sicché in breve il mondo si riempì di cristiani, al governo dei quali gli Apostoli stessi ponevano i Vescovi, a continuare il loro ministero.
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